venerdì 27 dicembre 2019

Furore

Stanotte ero sveglia ancora alle tre. E niente, ho finito Furore e sono un po' sotto shock.
Per il libro che è bellissimo, perché nulla è cambiato nella realtà.

Lo shock è doppio perché l'ho voluto leggere subito dopo Alla ricerca del tempo perduto.
E sono sconvolta dall'Uomo e dalla sua infinita capacità di raccontare storie, di modellare mondi. 
E che il libro più comunista che ho letto lo ha scritto un americano.
E che una delle figure femminili più belle dell'universo mondo è Ma' di Furore che pensavo fosse l'ennesimo libro di uomini. E invece...
La foto è della mia amica Laura che ha trovato nella sua casa i libri di Steinback del suo papà.
E anche a me è venuto in mente mio papà e le nostre sere a guardare i western.
Io che mi impressionano e lui che diceva, ma guarda che è salsa di pomodoro e quelle scene le hanno girate vicino a Voghera.

La povera gente

“Sto imparando una cosa importante,” disse. “La sto imparando ogni momento, tutt’i giorni. Quando stai male o magari hai bisogno o sei nei guai… va’ dalla povera gente. Soltanto loro ti danno una mano… soltanto loro.” La porta a rete sbatté dietro di lei.

giovedì 26 dicembre 2019

Tu non mi piaci

 “Terra buona, dici? E nessuno la coltiva?”
 “Proprio così. Terra buona e loro niente! Pensa come ti fa rodere il sangue, ma questo non è niente. Lì la gente ti guarda strano. Ti guardano e hanno la faccia che dice: ‘Tu non mi piaci, figlio di puttana’. Arrivano i vicesceriffi e ti strapazzano. Metti che sei accampato lungo la strada, quelli ti fanno sloggiare di corsa. Gente che glielo vedi in faccia quanto ti odiano. E… ora ti dico una cosa. Ti odiano perché si spaventano. Sanno che quando uno ha fame, la roba da mangiare se la piglia a tutt’i costi. Sanno che lasciare quella terra incolta è una bestemmia e che qualcuno finirà per pigliarsela.

martedì 24 dicembre 2019

Scaldali

Ho viste decine di scene di "acquisto auto" nei film americani.
Se leggete Furore trovate una scena di "acquisto auto" descritta a parole.
E uno può farsi un'idea, secondo me, su cosa vuol dire scrivere.

Sono simulati dei discorsi tra cliente e venditore, senza virgolette, senza separazioni.
Pezzi di discorso del venditore e il suo assistente che fa da buttadentro nella concessionaria e lui, il capovenditore, che li "stende".
In mezzo a queste conversazioni ci sono una raffica di nomi di auto e pezzi di contrattazione con i clienti che alla canna del gas vendono tutto, pure i muli, per scappare in California.
Molte delle frasi usate dal venditore credo che facciano parte di molti prontuari di vendita anche oggi. 
Tipo: 

Tieni d'occhio la moglie. Se alla moglie piace, il marito è fottuto.
Falli sentire in obbligo.
Scaldali.
Ma la mia preferita è: Garanzia? Noi garantiamo che è un'automobile. 
E con questo auguri e buoni acquisti dell'ultimo minuto a tutti.

Quanta realtà. 
Furore, J. Steinback, Bompiani 🇺🇸🌽🍔🍟

domenica 22 dicembre 2019

venerdì 20 dicembre 2019

Anno americano

Sono tre anni che in questo periodo decidiamo io e una mia collega che libri leggere per l'anno che sta arrivando.
Libri prevalentemente di un solo paese.
C'è stata la Russia, poi la Francia.
Ogni mattina in ufficio in pausa caffè  o alla fine della pausa pranzo ci diciamo: dove sei arrivata? ma hai letto? 
Non so come ma funziona leggere insieme, aspettarsi e mandarsi ogni giorno pezzettini del libro che si stanno leggendo insieme via Whatsapp. È molto bello. Un microgruppo di lettura di ufficio ti cambia veramente la giornata.

Dopo un anno di Francia e sei mesi di Recherche abbiamo deciso che abbiamo bisogno di realtà. Ruggine, fango e hamburgher: quindi anno nordamericano.
Ogni anno ha un nome. 
Quest'anno in onore di Salinger si chiamerà l'anno dei pesci banana.


Descrizioni totali del mondo

 «La prima cosa che colpisce leggendo i grandi romanzieri dell’Ottocento – e soprattutto Dickens e Balzac – è la naturalezza (l’incoscienza, si starebbe per dire) con cui essi intraprendono la descrizione totale del mondo che li circonda. Armati di un potere d’assorbimento che ha limiti vertiginosi, di una capacità d’osservazione che di capitolo in capitolo si affila anziché smussarsi, li vediamo affrontare le moltitudini con un ardore, una candida avidità che oggi abbiamo dimenticato, e alla quale ci si riaccosta quasi con sollievo»
Fruttero 1959 cit. da http://www.claudiogiunta.it/2019/12/su-opere-di-bottega-di-fruttero-e-lucentini/

lunedì 16 dicembre 2019

Un'età felice

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C’è un’età felice, tra la giovinezza e la vecchiaia, in cui un uomo può permettersi di non prendere la propria vita come un fatto personale. È ancora lontana la mano ingiallita che conterà e riconterà, meschina o malinconica, il mucchio di spiccioli ormai inalterabile, mentre l’appassionato e capriccioso egocentrismo con cui ieri guardavamo noi stessi recitare importantissime parti al centro di palcoscenici immaginari, ha cessato di opprimerci con la sua pre-copernicana invadenza. Chi è Fruttero, in quest’età leggera? chi è Lucentini? Ma niente, nessuno, chiunque. La cosa è priva di ogni interesse, conta soltanto ciò che si fa da un giorno all’altro, da un mese all’altro, e soltanto mentre lo si fa; l’unico orgoglio è di essere infine riusciti a non sentirsi eroi, personaggi, protagonisti…

Carlo Fruttero, citato da Claudio Giunta in Su “Opere di bottega” di Fruttero e Lucentini
Domenicale del Sole 24 ore (8/12/2019)

venerdì 29 novembre 2019

Morto!

«Hannibal de Bréauté, morto! Antoine de Mouchy, morto! Charles Swann, morto! Adalbert de Montmorency, morto! Boson de Talleyrand, morto! Sosthène de Doudeauville, morto!». E ogni volta quella parola, «morto», sembrava cadere sui defunti come una palata di terra più pesante, gettata da un becchino che volesse ribadirli più profondamente nella tomba.

venerdì 22 novembre 2019

Wafer

Quasi alla fine della Ricerca del Tempo perduto Proust spiega bene la questione dei ricordi: il nostro IO è fatto a strati ed è costituito  dalle sovrapposizioni dei giorni. Ogni giorno è rimasto depositato in noi come i libri di una immensa biblioteca dove c'è un esemplare che nessuno andrà mai a chiedere.
Basta poco perché qualcosa faccia risalire alla nostra memoria quel giorno, quel libro che nessuno chiede,  e così i nomi riprendono i loro significati e le persone il loro volto.
Pag.1949 edizione Einaudi.
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❤ Siamo quindi come un grande wafer mi viene da pensare. Friabili. 
I wafer erano i biscotti preferiti di mio papà e mi diceva che li comprava, sfusi ovviamente, dalla panettiera. L'Elvira. E lui li chiamava "mignin" chissà perché. Forse perché erano piccoli, magari era un francesismo da mignon. 
Il dialetto pavese è pieno di francesismi. Mia nonna, terza elementare quindi niente storie tipo da noi Agnelli si pavlava sempre in francese cava mia..., mi ha sempre chiesto dei soldi così: Hai bisogno di arsgian?
Ecco così un nome sepolto nella memoria, la panettiera, anzi l'Elvira, risalire alla superficie velocemente come Maiorca e riacquistare subito il suo grembiule blu, gli occhialoni anni '70 e dei bellissimi vasi di vetro con dentro dei mini wafer.

lunedì 18 novembre 2019

Medicina russa

"Il conducente dell’auto sembrava a disagio a nome dell’intero popolo russo, e si mise una mano nella tasca della giacca. Per un secondo pensai che stesse per tirare fuori un’altra pistola, invece era una fiaschetta. Me la offrí. — Medicina russa! – disse in inglese, e rise.
— Grazie, – risposi in russo. Bevvi un sorso, era vodka.
— Ma come, sei russo? – chiese l’uomo.
— Diciamo di sí, – risposi.
Allora lui scosse la testa con aria schifata come per dire che in tal caso avrei dovuto sapermi difendere". 

Quanto mi fa ridere questo libro. Ridere bene,  non sghignazzare ma ridere sommessamente, con malinconia. 

Poi penso a quanto talento hanno Masha Gessen e suo fratello Keith autore di questo libro. Che bello deve essere avere un fratello.

E che bella questa copertina con le betulle e la Dacia capovolte.
Keith Gessen  Un paese terribile, Einaudi.

venerdì 15 novembre 2019

Mille e una notte

 Il concerto ebbe inizio, non conoscevo quel che si suonava, ero in un paese ignoto. Dove situarlo? Nell’opera di quale autore mi trovavo? Avrei tanto voluto saperlo e, non essendoci accanto a me nessuno cui chiederlo, mi sarebbe piaciuto essere un personaggio di quelle Mille e una notte che rileggevo all’infinito e dove, nei momenti d’incertezza, sorge improvviso un genio o un’adolescente d’incantevole bellezza, invisibile agli altri, ma non all’eroe in imbarazzo cui rivela esattamente ciò ch’egli desiderava sapere. Ebbene io fui, in quel momento, precisamente favorito da una siffatta apparizione magica. 

domenica 10 novembre 2019

ouverture

mi svegliai di buonora e, ancora mezzo addormentato, appresi dalla mia gioia che c’era, interpolata nell’inverno, una giornata di primavera. Fuori, motivi popolari finemente composti per vari strumenti, dal corno del conciabrocche alla tromba dell’impagliatore di sedie e al flauto del capraio, che grazie al bel tempo sembrava un pastore siciliano, orchestravano lievemente l’aria mattutina in una “ouverture per un giorno di festa”. Quel senso delizioso che è l’udito ci porta la compagnia della strada di cui evoca tutte le linee, disegna tutte le forme che vi passano, mostrandocene il colore. Le saracinesche del panettiere, del lattaio, abbassatesi la sera prima su ogni prospettiva di felicità femminile, si alzavano adesso con leggerezza, come i bozzelli d’una nave che disormeggia e s’appresta a filare per il mare trasparente, sopra un sogno di giovani commesse. Quel rumore di serrande di ferro che si sollevano sarebbe stato forse, in un altro quartiere, il mio unico piacere. In questo ce n’erano, a darmi gioia, altri cento, non uno dei quali avrei voluto perdere restando troppo a lungo addormentato. È l’incanto dei vecchi quartieri aristocratici quello d’essere, insieme, popolari.

venerdì 1 novembre 2019

I giorni dei morti

Che giorni brutti questi dei morti. 

E mi è tornata in mente una cosa che avevo scritto sul cimitero. Eccola qui. Era un compito su una frase che dice Voland, il diavolo del Maestro e Margherita. 

Compito: Verrà il mondo della verità?

Sì. Non era possibile avere un altro punto di vista. Semplicemente non c’erano altre possibilità. Si era cattolici e basta nel paese in cui sono cresciuta.C’era l’oratorio o la Piazza. C’era la cooperativa dei Bianchi e la bocciofila dei Rossi.
Gli atei forse c’erano ma io non li vedevo. C’era l’oratorio di Sant’Agnese e i capelli cresciuti all’improvviso che le coprivano le vergogne. 
C’era la morte a volte e l’angelo che spezza le catene. Il prete e l’inno il signore è il mio pastore, il signore è il mio vincastro. Mia nonna quando le ho spiegato che cos’era il vincastro non ci credeva, pensava fosse un profumo, non ci poteva credere che una parola così bella fosse un oggetto umile, nostro, della 
E poi c’era il cimitero. L’altro mondo quello vegetale: il muschio, le api e i favi dietro il marmo delle tombe. Le donne col Vetril e il Sidol per pulire le cornici delle fotografie. Era quello il momento dove interrogarsi se c’era il mondo della verità. Certo che c’era. E sapeva di incenso, di Sidol e di vincastro. E non poteva essere il posto dove finiva tutto. 
Poi ho sposato un comunista, come il libro di Philip Roth. Un trotkyzsta duro e puro che da tempo ha smesso consapevolmente di credere alle fandonie su Dio. Ogni giorno da vent’anni tutte le mie idee religiose passano sotto il maglio del materialismo storico.
Dai è il 3 febbraio mangia un pezzo di panettone che è San Biagio SanBias pruteg la buca e il nas.  Sei superstiziosa non religiosa. Io i figli li battezzerei non si sa mai, quella cosa del limbo. E se è vero? 
E anche io vorrei finirla lì su Dio come Woland quando dice che non c’è bisogno di nessun punto di vista è semplicemente esistito e basta.
Una domenica di maggio, portavamo le bambine al cimitero a trovare il nonno. Anzi diciamolo bene: mio papà. E Maddalena, 4 anni, ha chiesto Papà ma che cos’è il cimitero? Avevo i fiori in mano, la spugna e tutte quelle cose che ti fanno illudere che ci si possa prendere cura di chi non c’è piu. Mi si è fermato il respiro e ho pensato adesso le dice che non c’è niente. Che finisce tutto. Che la morte è la morte, non c’è nessuno dio, nessun angelo e nessun perdono. Che il nonno non c'è più.

Il cimitero è un posto in cui si viene a pensare, Maddalena. 

Mi è sembrata una risposta onesta oggi direi russa per la cura con la quale è stata scelta. Risposta  onesta da vero trotzkysta  per chi pensa che il mondo della Verità non verrà mai  e onesta per chi ha ancora tutta la vita per domandarselo.

venerdì 25 ottobre 2019

Fantasmi

quelle strade mi ricordavano che era mio destino inseguire soltanto dei fantasmi, esseri la cui realtà, per buona parte, stava nella mia immaginazione; in effetti, ci sono persone – ed era stato, sin dalla giovinezza, il mio caso – per le quali tutto ciò che ha un valore fisso, verificabile da altri, la fortuna, il successo, le posizioni brillanti, non contano; ciò di cui hanno bisogno sono i fantasmi.

giovedì 24 ottobre 2019

Come un gufo

io, lo strano essere umano che, aspettando che la morte lo liberi, vive con gli scuri alle finestre, non sa niente del mondo, se ne sta immobile come un gufo e, come un gufo, vede un po’ chiaro solo nelle tenebre.

mercoledì 16 ottobre 2019

Primavera

Ma, come raggiunsi la strada, rimasi abbagliato. Là dove d’agosto, con la nonna, non avevo visto che le foglie e, per così dire, la positura dei meli, essi si stendevano ora a perdita d’occhio in piena fioritura, incredibilmente sfarzosi, con piedi nel fango e l’abito da ballo, senza prendere la minima precauzione per non sciupare il più splendido raso che mai si fosse visto, e che scintillava roseo ai raggi del sole; il lontano orizzonte marino forniva ai meli uno sfondo da stampa giapponese; se alzavo la testa a guardare il cielo tra i fiori, che conferivano al suo azzurro rasserenato una tonalità quasi violenta, sembrava che si scostassero per mostrare la profondità di quel paradiso. Al di sotto dell’azzurro, una brezza leggera ma fredda faceva fremere appena i mazzolini rosseggianti. Celesti cinciarelle venivano a posarsi sui rami e saltellavano tra i fiori, indulgenti, come se tutta quella vivente bellezza fosse stata la creazione artificiale di un appassionato d’esotismo e di colori. E invece, se commuoveva fino alle lacrime, era perché, sebbene si fosse spinta tanto oltre nei suoi effetti d’arte raffinata, si sentiva che era naturale, che quei meli erano lì, in aperta campagna, come contadini su una strada maestra di Francia. Poi, i raggi del sole si trasformarono all’improvviso in fili di pioggia che striarono tutto l’orizzonte, imprigionando l’esercito dei meli nella loro rete grigia. Ma i meli continuavano ad ergersi – nel vento che s’era fatto gelido, sotto l’acqua che cadeva a scroscio – con la loro rosea, fiorita bellezza: era una giornata di primavera.

mercoledì 9 ottobre 2019

Un conoscitore di indirizzi giusti

«Non voglio discutere di politica con voi, Froberville, dichiarò il signor di Guermantes, ma, per quel che concerne Swann, posso dire con tutta franchezza che il suo comportamento nei nostri confronti è stato inqualificabile. Introdotto in società, a suo tempo, da noi, dal duca di Chartres, adesso, mi dicono, è apertamente dreyfusista. Non me lo sarei mai aspettato da uno come lui, un fine intenditore, una testa di prim’ordine, collezionista, appassionato di vecchi libri, membro del Jockey, un uomo circondato dalla stima di tutti, un conoscitore di indirizzi giusti, che ci mandava il miglior Porto che si possa bere, un cultore delle arti, un padre di famiglia. Ah! sono stato davvero ingannato. Non parlo per me, si sa che sono un vecchio somaro la cui opinione non conta nulla, una specie di scalzacani; ma, fosse pure solo per Oriane, non avrebbe dovuto farci questo, avrebbe dovuto sconfessare apertamente gli ebrei e i sostenitori del condannato.»

luce azzurra

Mentre incedeva al mio fianco, la duchessa di Guermantes lasciava che la luce azzurra dei suoi occhi fluttuasse dinanzi a lei, ma indefinitamente, per eludere le persone con cui non voleva aver rapporti e di cui presagiva a volte, da lontano, lo scoglio minaccioso. Procedevamo fra una duplice siepe di invitati, i quali, sapendo che non avrebbero mai conosciuto “Oriane”, volevano almeno mostrarla, come una curiosità, alle
loro mogli: «Vieni, Ursule, svelta, vieni a vedere Madame de Guermantes che chiacchiera con quel giovanotto». E ci mancava poco, era evidente, che salissero in piedi sulle sedie, per vedere meglio, come alla parata del 14 luglio o al Grand Prix.

Una specie di cubo

Chi appartiene al gran mondo tende ad immaginarsi i libri come una specie di cubo cui sia stata tolta una faccia, per consentire all’autore di “farci entrare” in gran fretta tutti quelli che incontra. Una cosa evidentemente sleale, e degna di persone di scarsa levatura. Certo, non sarebbe male dargli un’occhiata “di sfuggita”, perché in questo modo, leggendo un libro o un articolo, si scoprono “i retroscena”, si vede cosa c’è “dietro le maschere”. Ma, tutto sommato, è meglio limitarsi agli autori morti.

giovedì 26 settembre 2019

Intelligenti

C’erano, certo, dei Guermantes più particolarmente intelligenti e dei Guermantes più particolarmente morali, e di solito non erano gli stessi.

1% beninteso

Oriane era decisamente in gamba, e conosceva l’arte d’attirare le persone in vista nel suo salotto, in una percentuale non superiore all’uno per cento, beninteso, altrimenti l’avrebbe declassato.

martedì 24 settembre 2019

Moltiplicare inchini

Non aveva ancora appurato se mi si dovesse la scoperta d’un siero contro il cancro o la paternità del lavoro di cui stavano per iniziare le prove al Théâtre-Français, ma – grande intellettuale, e appassionato di “racconti di viaggio”, qual era – moltiplicava a mio beneficio inchini, cenni d’intesa, sorrisi filtrati dal monocolo.

sabato 21 settembre 2019

Uva di giada

Avevo appreso che non era possibile toccarla né baciarla, che con lei si poteva soltanto conversare, che per me non era una donna più di quanto fosse uva l’uva di giada posata, decorazione incommestibile, sulle tavole d’un tempo.

sabato 14 settembre 2019

Riso integrale


Ho avuto per un periodo una "fase macrobiotica" mio padre si era ammalato e io ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo.
Capita spesso così.
Una delle mie più care amiche e la sua mamma, Chica ti voglio bene, sono macro e allora ho cominciato a studiare. Sì la macrobiotica va studiata.
E ho iniziato a trascinare famiglia e amici a dei pranzi macro organizzati dalla Cascina Rosa di Milano dove ho frequentato dei corsi di cucina.. La fase, era una fase appunto è finita. Però mi sono rimaste delle cose dentro di me importanti, come tutte le mie fasi. E sono queste:
1. la sensibilità alle stagioni, come diceva mia nonna
2. prepararsi alle stagioni tipo adesso che fa caldissimo in realtà ma io ho iniziato a fare zucche, cavoli ecc. è un discorso lungo, come faceva mia nonna. Se volete c'è un blog fantastico, viva i blog, con un sacco di ricette che si chiama la cuoca petulante.

http://lacuocapetulante.blogspot.com/?m=1

3. mi è rimasta una passione per il riso integrale che secondo me è una medicina. E mi piace la sua cottura lunghissima e infingarda
4. mi ha fatto conoscere le prugne umeboshi che sono per i comuni mortali italiani qualche cosa di abominevole e mi risulta che piacciano solo a me è a Nagatomo che non è un guru della macrobiotica ma un ex giocatore dell'Inter, amalasempre.  🔵⚫🔵⚫🔵⚫
5. ho mille quadernetti con tanti appunti e molti libri che se volete posso prestarvi

Lo scirso Natale alle mie amiche avevo regalato le calze per scaldarsi i piedi freddi perché stavo leggendo I Miserabili ed ero ossessionata dai piedi freddi. Per scaldare lo stomaco adesso riso integrale per tutti, per scaldare lo stomaco.

p.s. forse mia nonna era macrobiotica? 🍁

venerdì 13 settembre 2019

Come una macchia di unto

L’espressione vaga, sorridente e sdegnosa, le labbra serrate in un accenno di broncio, con la punta dell’ombrellino, estrema antenna della sua vita misteriosa, la duchessa disegnava dei cerchi sul tappeto, poi – con l’attenzione noncurante che, per cominciare, elimina ogni punto di contatto fra l’oggetto che si osserva e l’osservatore – fissava a turno ciascuno di noi, e ispezionava divani e poltrone con uno sguardo addolcito, allora, dalla simpatia umana che suscita la presenza, per quanto insignificante, insignificante, d’una cosa conosciuta, d’una cosa che è quasi una persona; quei mobili non erano come noi, appartenevano vagamente al suo mondo, si ricollegavano alla vita di sua zia; infine, ricondotto dalla poltrona di Beauvais alla persona che l’occupava, lo sguardo tornava ad esprimere la perspicacia di prima, e la stessa disapprovazione che il rispetto di Madame de Guermantes per sua zia le avrebbe impedito di manifestare ma che, insomma, avrebbe provata, se sulle poltrone, invece della nostra presenza, avesse constatato quella d’una macchia d’unto o d’uno strato di polvere.

mercoledì 4 settembre 2019

un vento contrario

Se non mi fossi accorto da solo che Madame de Guermantes era esasperata di dovermi incontrare ogni giorno, l’avrei appreso indirettamente dalla maschera di freddezza, di riprovazione e di pietà cui si riduceva il viso di Françoise quando mi aiutava a prepararmi per quelle sortite mattutine. Non appena le chiedevo i miei indumenti, nei tratti chiusi e avviliti del suo volto sentivo spirare un vento contrario. Non cercavo nemmeno di conquistare la sua confidenza, capivo che non ci sarei riuscito. Per sapere immediatamente tutto ciò che di sgradevole potesse capitarci, ai miei genitori e a me, Françoise possedeva un potere la cui natura m’è sempre rimasta oscura.

lunedì 2 settembre 2019

economia di perle

«È la principessa di Guermantes», disse la mia vicina al suo accompagnatore, non trascurando di premettere alla parola “principessa” un numero di p sufficiente a indicare la risibilità di quella qualifica. «Non ha fatto certo economia di perle. Se ne avessi altrettante, non penso che le metterei così in mostra; non mi sembra molto fine.»
Ciò non toglie che, riconoscendo la principessa, tutti gli spettatori intenti a scoprire chi ci fosse a teatro si sentissero risorgere in cuore il trono legittimo della bellezza. In effetti, per la duchessa di Luxembourg, per Madame de Morienval, per Madame de Saint-Euverte, per tante altre, quel che consentiva di identificarne il viso era la connessione d’un gran naso rosso con un labbro leporino, o di due guance rugose con un paio di baffetti.

domenica 1 settembre 2019

Scampanellate

«Finché il mondo è mondo, diceva, state pur certi che ci saranno sempre padroni per farci trottare e domestici per cavargli i capricci». A dispetto di questa teoria del trotto perpetuo, era già un quarto d’ora che mia madre – la quale, probabilmente, non applicava lo stesso metro dell’interessata nel valutare la durata delle colazioni di Françoise – si interrogava: «Ma che diamine staranno facendo, sono a tavola da più di due ore». E suonava tre o quattro volte, timidamente. Françoise, il lacchè e il maggiordomo maggiordomo non sentivano quelle scampanellate come un richiamo – né, di fatto, gli veniva in mente di muoversi – ma come, piuttosto, i primi, sparsi accordi degli strumenti quando un concerto sta per riprendere e si capisce che l’intervallo non durerà più che pochi minuti. Così, solo quando le scampanellate si infittivano e si facevano più insistenti, i nostri domestici cominciavano a prenderne coscienza e, stimando di non avere più molto tempo davanti e che la ripresa del lavoro fosse imminente, a un rintocco un po’ più sonoro degli altri emettevano un sospiro e, decidendosi, il lacchè scendeva a fumare una sigaretta davanti alla porta, Françoise –
dopo qualche riflessione su di noi del tipo «è chiaro, oggi hanno il nervoso» – saliva a mettere in ordine la sua stanzetta al sesto piano, e il maggiordomo, procuratasi della carta da lettere in camera mia, sbrigava rapidamente la sua corrispondenza privata.

Il culto del posto giusto

Proust amò certamente il bel mondo, amò frequentare contesse e duchesse, o salotti borghesi chic. Ebbe il culto del “meglio”, del “posto giusto”, del “fornitore giusto”, della moda. Nella vita fu snob, specie da giovane, ma a tratti, anche nell’ultima parte della sua esistenza.

I Guermantes, M.P. prefazione ed. Raboni

lunedì 26 agosto 2019

Le fanciulle in fiore

Il vigore fisico delle fanciulle in fiore.
Il salto dell'ottuagenario.
Subito dopo non stare bene, non riuscire ad alzarsi.
Poi con Saint-Loup il viaggio a Rivebelle.
La sensazione di stare bene.

Riacquistare densità

Le persone che non avevano più importanza, e che noi soffiavamo via come bolle di sapone, riacquisteranno domani la loro densità; di nuovo bisognerà sforzarsi di riprendere lavori che non significavano più nulla. Peggio ancora, questa matematica di domani, che è la stessa di ieri, e che ci rimetterà inesorabilmente di fronte agli stessi problemi, ci condiziona persino in quelle ore, anche se noi soli non ce ne avvediamo.

sabato 24 agosto 2019

Doccia fredda

«Allora, ce ne infischiamo della vecchia nonna, eh? mascalzoncello!
— Ma veramente, signore, io l’adoro!...
— Signore, replicò allontanandosi d’un passo, e in tono glaciale, siete ancora giovane, dovreste approfittarne per imparare due cose: la prima, astenersi dall’esprimere sentimenti troppo naturali per non lasciarli sottintesi; la seconda, non partire lancia in resta per rispondere a ciò che vi si dice senza averne, prima, penetrato il senso. Se, un istante fa, aveste preso questa precauzione, vi sareste risparmiato la figura di parlare a vanvera come un sordo, aggravando così con una seconda ridicolaggine quella di portare delle ancore ricamate sul costume da bagno. Mi serve un libro di Bergotte che vi ho prestato. Fatemelo consegnare entro un’ora da quel maître dal nome risibile e mal portato, ammesso, come suppongo, che a quest’ora non stia dormendo. Mi vedo costretto a riconoscere che vi ho parlato troppo presto, ieri sera, delle seduzioni della giovinezza, vi avrei reso un miglior servigio parlandovi della sua sbadataggine, delle sue incongruenze e incomprensioni. Spero, signore, che questa piccola doccia vi risulti non meno salutare del bagno. Non restatevene così impalato, potreste raffreddarvi. Buonasera, signore.»

mercoledì 21 agosto 2019

Circondati da mostri e da dèi

Ma è caratteristico della ridicola età che stavo attraversando – un’età per nulla ingrata, anzi feconda – non consultare mai l’intelligenza, e credere che ogni minimo attributo d’un individuo faccia parte in modo inscindibile della sua personalità. Completamente circondati da mostri e da dèi, ignoriamo del tutto, o quasi, la calma. Dei gesti che abbiamo compiuti allora, ce ne sono ben pochi che più tardi, potendo, non vorremmo cancellare. Mentre dovremmo piuttosto rimpiangere d’aver smarrito la spontaneità che ce li faceva compiere. In seguito vediamo le cose con occhio più pratico, conformandoci pienamente al resto della società; ma l’adolescenza è l’unica stagione in cui ci sia stato dato d’apprendere qualcosa.

lunedì 19 agosto 2019

In faccia alle onde

La nonna sosteneva, per principio, che in viaggio non si devono coltivare relazioni, che non si va al mare per frequentare questo o quello, che c’è tutto l’agio di farlo a Parigi, che facendolo si sprecherebbe in cortesie, in banalità, il tempo prezioso che bisogna passare interamente all’aria aperta, in faccia alle onde;  e trovando più comodo supporre che tale opinione fosse condivisa da tutti nello stesso albergo, la finzione d’un reciproco incognito, al nome citato dal direttore si limitò a guardare altrove e affettò di non aver visto Madame de Villeparisis, la quale, comprendendo che la nonna non voleva dar luogo a riconoscimenti, fissò a sua volta il vuoto. Allontanandosi, mi lasciò nel mio isolamento come un naufrago cui una nave si sia apparentemente avvicinata, mentre è poi sparita senza sostare.

domenica 18 agosto 2019

Premio Goncourt Proust

https://www.doppiozero.com/materiali/il-premio-goncourt-marcel-proust

I molluschi più strani

E, di sera, non pranzavano in albergo, dove le lampade elettriche, inondando di luce la grande sala da pranzo, la trasformavano in una sorta d’immenso d’immenso e meraviglioso acquario che chiamava la popolazione operaia di Balbec, i pescatori e anche le famiglie piccoloborghesi, invisibili nell’ombra, a schiacciarsi contro la sua parete di vetro per contemplare, lentamente ondeggiante in turbini d’oro, la vita lussuosa di quella gente, per i poveri non meno straordinaria di quella dei pesci e dei molluschi più strani (una grossa questione sociale: sapere se la parete di vetro proteggerà sempre il festino degli animali meravigliosi, se l’oscura folla che scruta avidamente nella notte non verrà a coglierli nel loro acquario e a mangiarseli).

Alla Ricerca del tempo perduto, M.P. 🇫🇷❤

Romanzo pubblicato nel 1918.
Non lontanissimo, in Russia, qualcuno aveva rotto il cristallo dell'acquario.

giovedì 15 agosto 2019

La parte migliore della nostra memoria

I ricordi d’amore non fanno eccezione alle leggi generali della memoria, rette a loro volta dalle leggi più generali dell’abitudine. Siccome questa affievolisce tutto, quel che meglio ci rammenta una persona è proprio ciò che avevamo dimenticato. Ecco perchè la parte migliore della nostra memoria è fuori di noi, nel soffio di un vento di pioggia, nell’odor di rinchiuso d’una camera o nell’odore d’una prima fiammata, dovunque ritroviamo di noi stessi quel che la nostra intelligenza, non sapendo come impiegarlo, aveva disprezzato: l’ultima riserva del passato, la migliore, quella che, quando tutte le nostre lagrime sembrano esaurite, sa farci piangere ancora. Fuori di noi? In noi, per meglio dire, ma sottratta ai nostri stessi sguardi, in un’oblio più o meno prolungato. Solo grazie a quest’oblio possiamo di tanto in tanto ritrovare l’essere che fummo, situarci di fronte alle cose, così com’era situato quell’essere, soffrire di nuovo, perché non siamo più noi, ma lui, e perché egli amava ciò che a noi adesso è indifferente. Nella piena luce della memoria abituale le immagini del passato impallidiscono a poco a poco, si cancellano, non ne rimane più nulla, non le ritroveremo più.»
Alla ricerca del tempo perduto, Marcel Proust, Einaudi
libro All'ombra delle fanciulle in fiore.

le parole sono tutto quello che abbiamo

Le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste, con la punteggiatura nei posti giusti in modo che possano dire quello che devono dire nel modo migliore. Se le parole sono appesantite dall’emozione incontrollata dello scrittore, o se sono imprecise e inaccurate per qualche altro motivo – se sono insomma sfocate – fatalmente gli occhi del lettore scivoleranno sopra di esse e non si sarà ottenuto un bel niente.
Carver, Il mestiere di scrivere, Einaudi

mercoledì 14 agosto 2019

Vizio innocente

Ho letto molto perché appartenevo a una famiglia in cui leggere era un vizio innocente e tradizionale, un’abitudine gratificante, una ginnastica mentale, un modo obbligatorio e compulsivo di riempire i vuoti di tempo, e una sorta di fata morgana nella direzione della sapienza. Mio padre aveva sempre in lettura tre libri contemporaneamente; leggeva «stando in casa, andando per via, coricandosi e alzandosi» (Deut. 6.7); si faceva cucire dal sarto giacche con tasche larghe e profonde, che potessero contenere un libro ciascuna.

Primo Levi, Le nostre radici, in I luoghi di Levi tra letteratura e memoria, a cura di Giorgio Brandone e Tiziana Cerrato, Liceo Classico “D’Azeglio” Torino (2008).

domenica 11 agosto 2019

Le malattie delle persone intelligenti

«Vi curano bene? mi chiese Bergotte. Chi si occupa della vostra salute?» Gli dissi che m’aveva visto, e probabilmente m’avrebbe rivisto, il professor Cottard.

Cottard. «Ma non è quello che ci vuole per voi! protestò. Non lo conosco come medico, ma l’ho visto da Madame Swann. È un imbecille. Anche ammettendo che questo non gli impedisca di essere un buon medico, cosa che pure stento a credere, gli impedisce di essere un buon medico per artisti, per persone intelligenti. Persone come voi hanno bisogno di medici giusti, direi quasi di regimi, di medicine particolari. Cottard vi annoierà, e basterà la noia a rendere inefficaci le sue cure. E poi la cura non può essere la stessa per voi e per un individuo qualunque. Tre quarti delle malattie delle persone intelligenti vengono dalla loro intelligenza.

Link

Fai quello che ti viene meglio, per il resto aggiungi un link. Jeff Jarvis

Le cose che mi riempiono la testa

Da dove trai ispirazione? Quali cose ti riempiono la testa? Che cosa leggi? Sei abbonato a qualcosa? Quali siti Internet visiti? Che musica ascolti? Che film guardi? Ti interessa l’arte? Che cosa collezioni? Che cosa c’è nel tuo album di ritagli? Che cosa attacchi sulla bacheca sopra la scrivania? Che cosa infili nel frigo? Chi ha creato le opere che ammiri? Da chi rubi le idee? Hai qualche eroe? Chi segui online? Chi sono i migliori nel tuo campo? Da dove trai ispirazione? Quali cose ti riempiono la testa? Che cosa leggi? Sei abbonato a qualcosa? Quali siti Internet visiti? Che musica ascolti? Che film guardi? Ti interessa l’arte? Che cosa collezioni? Che cosa c’è nel tuo album di ritagli? Che cosa attacchi sulla bacheca sopra la scrivania? Che cosa infili nel frigo? Chi ha creato le opere che ammiri? Da chi rubi le idee? Hai qualche eroe? Chi segui online? Chi sono i migliori nel tuo campo? Vale la pena condividere quel che ti influenza, perché aiuta gli altri a capire chi sei e che cosa fai: a volte, ancor di più del tuo stesso lavoro.

Semina come un artista, A. Klein

sabato 8 giugno 2019

Range Rover

C'è uno che ha tutto. Il suo inconscio inizia a dirgli delle cose misteriose.
Sogna in latino.
Gli parla in un'altra lingua.
Allora vuole capire questa lingua.
E quando inizia a capire vende tutto.
I simboli della vita di prima: la Range Rover, i vestiti, la moglie non contano più.
Li vende o li perde.
Steffansson Luce d'estate Iperborea

domenica 2 giugno 2019

Erezione intellettuale

Gli piaceva quel linguaggio irrituale, quelle frasi come perpetua erezione intellettuale.

Nico Orengo, L'intagliatore di noccioli di pesca

Le cose

«Il confine non è tra Italia e Francia: coinvolge tutto il Mediterraneo. Ci sono tre grandi personaggi nel Mediterraneo: il Golfo di Genova (Montale); il Golfo di Marsiglia (Valéry), e il Golfo di Orano (Camus) che hanno creato una civiltà letteraria legata alle cose, in cui le cose parlano al posto dell'uomo. I loro paesi diventano aspri e emblematici di una civiltà umana legata a una sorta di corrosione dell'esistenza, quella che provoca il salino. È una civiltà data dalla luce e dal sapere, dalla lucidità e dalla corrosione.»
Francesco Biamonti, in F. Panzeri, Biamonti: inseguendo la luceAvvenire, 22 gennaio 1998, pp. 23-24)

martedì 28 maggio 2019

giovedì 23 maggio 2019

Attenzione affettuosa

#attenzioneaffetuosa
Qualche anno fa ho letto una intervista all'attrice Giulia Lazzarini a proposito del film La madre di Nanni Moretti.
Ero dal parrucchiere e stavo leggendo Vanity Fair.
E boom

"Interpretare la madre di Moretti ha richiesto da parte mia una grande attenzione.  Un'attenzione affettuosa".

p.s. Dopo Love Story, Anonimo Veneziano e E.T. il film che più mi ha fatto piangere nella vita.

mercoledì 22 maggio 2019

Gli impossibili

Questa sera tornando a casa in macchina ho visto due persone anziane che attraversavano la strada davanti alla grande chiesona rossa vicino a casa mia.
Traffico. Mal di testa, casino.
Eppure li ho visti. Ultimamente vedo tutto.
Faccio tutto mio mi ha detto mia figlia grande.
Lei con i capelli un po' rigidi.
Troppo rigidi per essere capelli naturali.
Lui le teneva la mano e nell'altra mano aveva  due rose gialle.
Mi sono ricordata allora che oggi è Santa Rita la Santa degli impossibili diceva mia nonna.
La Santa dalle rose gialle.
E sono stata contenta.

Ovunque proteggi la grazia del tuo cuore.
Vinicio Capossela

sabato 11 maggio 2019

giovedì 18 aprile 2019

Carma

Di una madre preceduta da due figlie diceva è un dattilo.
Che bella questa cosa di "vedere" la metrica.
Cose vecchie che piacciono solo a me.

E che flash: le ripetizioni di latino con il professor Raschioni a Pavia.
Anni 15, esame a settembre faceva caldo. Era agosto.
Sa (tipica espressione pavese per dire su, avanti). Apriva una madia di legno e tirava fuori libri di latino a caso e mi faceva tradurre.
Io pensavo voglio un armadio così pieno di libri. (Erano 40 anni fa e voglio sempre le stesse cose).
Io comunque una bestia.
C'era in quella casa odore di libri, di cultura, di chiuso. Odore che ho ritrovato alla biblioteca Lenin di Mosca, all'ultimo piano quando abbiamo parlato con i curatori.
Sa traduci.
Io col panico tipico di chi no capisce e lo sa che non sta capendo.
Sguardo smarrito.
Ok da questo momento in poi dovete ricordarvi che avevo 14 anni era agosto e a Pavia ad agosto fa caldo.
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Attenzione
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Carmina??? Carmina?  🙄😳
E lui daiiiii aluuuura è il plurale di?
E io di???? 🙄🙄🙄🙄🙄🤔🤔🤔
E lui: sono i carmi. Le poesie. Quindi il singolare è?
Io: il Carma?
Baaaaaaaaaaaam. Seguì ceffone.
Mica una sberlina eh proprio baaaaam uno schiaffo a piena mano.
Sulla guancia.
Aveva ragione. Poi ho recuperato eh.
Il Karma.

Il ginnasio bisognerebbe farlo a 50 anni.
😁🤣
Vabbè il libro è L'uomo che ride di Victor Hugo. 🇫🇷❤❤❤❤

mercoledì 10 aprile 2019

Il coltello decente

C'è un pezzo di Kitchen Confidential che parla degli strumenti del mestiere, delle cassette degli attrezzi che sono una mia passione.
Il pezzo è molto bello. Bourdain dice che ci vuole una cosa sola: "un coltello decente".
E sto pensando nel mio lavoro: qual è "il coltello decente"?
Alla fine credo un buon dizionario.

Per esempio per correre il coltello decente sono le scarpe. Prima di qualsiasi cosa.
Ha un bel tiro questo libro. Si diceva così quando lavoravo in radio e un pezzo era piacevole da ascoltare.

P.S. Mio papà che faceva il disegnatore industriale diceva che era importante la gomma e con una lametta Gilette tagliava ogni giorno la gomma, una fettina. Per aver un angolo perfetto e pulito per cancellare. Era il suo coltello decente.

Curriculum vitae

Cose da mettere nel cv: non riportò mai in ritardo un libro in biblioteca. Ovvero la cura, anzi la cura delle cose di tutti. #Skill

domenica 7 aprile 2019

Maratona di Milano

Mi piace andare a prendere il pettorale insieme e dirti è un bel numero, è pari
l'odore dell'amido della pasta alle 5 del mattino
Il rumore delle moto che accompagnano i primi corridori
la voce dello speaker che dice la Milano che corre
battere le mani
dire bravo a tutti, soprattutto alle donne
mi piacciono i bambini e i cartelli Forza papà
mi piace fare il tifo al trentesimo chilometro a Uruguay quando c'è il "muro" e spero che il mio tifo serva
mi piace la gente che piange all'arrivo
mi piace questo tuo sguardo da oplita
e questa andatura che riconosco sempre da lontano
mi piace la fatica che ci rende autentici.
Mi piace. Grazie Mauro❤

giovedì 4 aprile 2019

Dopo di voi

Per motivi che non saprei neanche spiegare bene questa volta Anna Karenina non mi è più sembrato più un libro che parla di una storia d’amore. Vronskij e Anna si sono assottigliati, sono diventati la scenografia di un’altra storia, degli affreschi pompeiani, porpora e verdi. Questo spazio è stato occupato da altri colori, da altri personaggi.

Levin, per esempio, che ha fretta di mettersi i pattini sulla pista del ghiaccio del giardino zoologico. Un uomo che normalmente inciampa, che fa confusione che non ha mai la parola giusta ma che, come lo Svedese di Pastorale americana, diventa divino quando compie un gesto sportivo. Dopo di voi nessuno è stato un campione dice l’uomo dei pattini a Levin, il primo pattinatore di Russia.

sabato 30 marzo 2019

Cardi

Dai salotti di Anna Karenina ai campi di cardi di Chadži-Murat. Zigzag, le mie traiettorie preferite.
Memo per me, ricorda le prime due pagine di questo romanzo impronunciabile* di Tolstoj, memo salvare nella cartelletta "pagine da rileggere prima di morire".

#storiedentrostorie
I fiori di cardo sono anche i fiori che si impigliano nel vestito da sposa di Madame Bovary 😍😍 nella camminata dopo il suo matrimonio.
Sono il simbolo della orgogliosa Scozia (Nemo me impune lacessit).
I cardi, chiamati in campagna tatari, sono piante tenacissime che amo molto resistono a TUTTO. Dico tutto.
Hanno bisogno di poco, come me.
I loro fiori hanno un sistema di uncini e rostri che si agganciano al vello degli animali che così li trasportano e possono riprodursi.
Forme di resistenza.

*credo che si pronunci asgimurat

sabato 23 marzo 2019

Il tempo

Dove il tempo è un altro è il titolo di un racconto di Anna Maria Ortese.

Il pollo

Una volta, una stupida insegnante si mise a leggere ad alta voce un passo di Tolstoj, dove si narrava che durante la guerra il vecchio Kutuzov mangiava del pollo. Lo mangiava malvolentieri, masticando quasi con disgusto un pezzo d'ala coriaceo... I ragazzi trovarono quella scena surreale! Ne inventavano proprio di tutti i colori! L'ala non era di suo gradimento!  E pensare che loro sarebbero andati in capo al mondo per raccogliere l'ossicino rosicchiato! Dopo quella lettura ad alta voce perdettero ogni fiducia nella letteratura.

Anatolij Pristavkin, Inseparabili Due gemelli del Caucaso, Guarini e Associati

mercoledì 20 marzo 2019

In un sogno

con un libro in mano apro gli occhi su un mondo diverso da quello dove appunto stavo, perché io quando incomincio a leggere sto proprio altrove, sto nel testo, io mi meraviglio e devo colpevolmente ammettere di essere davvero stato in un sogno, in un mondo piú bello, di essere stato nel cuore stesso della verità.
B. Hrabal

Lavori in carcere

Il mio scrivere è come quei cestini e quei lavori di intaglio fatti nei carceri che mi vendeva Liza Merkàlova. Miracoli di pazienza.
Anna Karenina, L. Tolstoj, Garzanti, p. 706

martedì 19 marzo 2019

Il proprio lavoro

Il dottore aprì la finestra e il rumore della città si fece di colpo più forte. Da una officina poco lontano giungeva lo studio breve e ripetuto di una sera meccanica. Rieux trasalì. Ecco dov'era la certezza, nel lavoro di tutti i giorni. Il resto era appeso a fili e movimenti insignificanti, su cui era inutile soffermarsi. L'essenziale era fare bene il proprio lavoro.

Sprecare tempo

Come si fa per non sprecare tempo?
Risposta: sentirlo in tutta la sua durata. Modi: passare giornate nella sala d'aspetto di un dentista, su una sedia scomoda; trascorrere la domenica pomeriggio al balcone; ascoltare conferenze in una lingua che non si conosce, scegliere i tragitti ferroviari più lunghi e complicati e viaggiare ovviamente in piedi; fare la cosa al botteghino e non prendere i biglietti per lo spettacolo ecc.
Albert Camus, La peste

Intuizioni

Ci sono città e paesi dove ogni tanto le persone hanno l'intuizione di qualcos'altro. Di solito questo non cambia le loro vite. Ma l'intuizione c'è stata, ed è già qualcosa. A quanto pare invece Orano è una città priva di intuizioni, cioè una città assolutamente moderna.
Albert Camus, La peste, Bompiani, 2017 trad. di Yasmina Melaouah

mercoledì 13 marzo 2019

Io credevo

Per stasera il compito era scrivere un pezzo sulle cose in cui credo.
Eccolo qui.

Io credevo a mia nonna che mi diceva che se ti volava intorno una mosca era il diavolo che ti voleva dire delle cose.
Io credevo a mio padre che mi diceva che quando era piccolo e nuotava nel Lambro catturava i pesci gatto accarezzando loro la pancia.
Sulla riva del Lambro dove lui nuotava hanno trovato una fibbia longobarda a forma di aquila. Io credo anzi ne sono assolutamente certa che lui l’abbia vista tra i riflessi delle squame dei pesci gatto e i sassi.

Gli credevo anche quando mi diceva che la sua bici da corsa, una Bianchi Campagnolo verde, gliela aveva venduta Gimondi per poco.
Io credo di ritrovarlo nella fatica e quindi quando corro o vado in bicicletta da corsa. La Bianchi campagnolo l’hanno rubata un giorno e io volevo morire. Io credo che alle persone che portano via i ricordi succedano delle cose non belle.

Foto: spilla longobarda trovata a Landriano (PV).

domenica 10 marzo 2019

Parole al telegrafo

Muoio, prego, supplico venire.
Scrive Anna Karenina, e mi è venuta in  mente Aspettare stanca, una bella canzone di Fossati scritta come un telegramma che dice: "ecco come ci riduciamo parole al telegrafo".

Nel Paese dell'incoerenza lui, Fossati, ha detto che smetteva di cantare e ha smesso.
Ma perché? Iva' mi manchi tanto. ❤

giovedì 7 marzo 2019

Inciampare

Nessuno avrebbe mai potuto immaginarla nell'atto di inciampare.

Tolstoj I decabristi citato da Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, Bompiani

martedì 5 marzo 2019

Colombi turchini

E quello che vide allora in seguito non lo vide mai più. I bambini che andavano a scuola, i colombi turchini che volavano dal tetto sul marciapiede, i panini bianchi cosparsi di farina che una mano invisibile andava esponendo.
Anna K.

Aiuto. 😭😭😭❤❤🇷🇺
Per oggi è tutto.

domenica 3 marzo 2019

sabato 2 marzo 2019

Lo zucchero piu bianco

Venne servito lo champagne ghiacciato. A Emma corse un fremito sulla pelle quando ne sentì il gelo sulle labbra. Non aveva mai visto le melagrane né assaggiato l’ananasso. Anche lo zucchero le sembrò più fine e più bianco di com’era abituata a vederlo.
Madame Bovary, G.F.

Io sono una provinciale come Emma. Quante volte mi è sembrato più bianco pure a me lo zucchero in certe case. E pure più fine. 🇫🇷

Illustrazione Bjoux Karman

giovedì 28 febbraio 2019

Levin

Levin è invece un uomo che ritiene suo dovere capire con intelligenza il mondo che lo circonda e costruirsi un posto al suo interno. Perciò la sua natura è costantemente in evoluzione, ed egli cresce spiritualmente per tutto il romanzo, verso quegli ideali religiosi che in quell’epoca Tolstoj stava maturando.
Lezioni di Letteratura, Nabokov

Anna Karenina

Abbiamo così ogni tanto la sensazione che il romanzo di Tolstoj scriva se stesso, sia prodotto dalla propria materia, dal proprio soggetto, non da una particolare persona che muove la penna da sinistra a destra e poi torna indietro e cancella una parola e riflette e si gratta il mento attraverso la barba.
Nabokov Lezioni di letteratura

martedì 26 febbraio 2019

Tolstoj è come un mattino

Fu uno strano periodo, in cui gli orologi facevano tic tac, ma il tempo non scorreva, il treno si era cacciato in un binario morto, le luci spente... I libri ci salvarono dalla disperazione. È stato allora che ho letto Tolstoj... Tolstoj è come un mattino. S'è levato il sole, la neve scintilla, i colombi volano. Levin innamorato va da Kitty, sforzandosi di non correre.
V. Šklovskij  

Fare il bucato

A parte lo strazio vero mio per la storia d'amore (no comment), ci sono dei quadretti (io li chiamo così) in Anna Karenina che mi fanno andare fuori di testa.

Per esempio Vronskij a un certo punto dice che deve mettere in ordine i propri conti, sembro io che a maggio raduno gli scontrini del farmacista e le fatture dell'osteopata per la mia commercialista  Erica  che è paziente e mi vuole bene.
E non mi fa pesare che faccio casino.

Vronskij non si lava, non si rade, si mette la divisa, mette sul tavolo i soldi e i conti e chiama questa attività "fare il bucato" e lo dice alla francese "faire la lessive". Ora giuro qui che quest'anno cara Erica ti darò tutto per tempo e farò un buon bucato. 🤣

Comunque dato che Tolstoj è un genio vero per far capire che è  un momento di tensione fa questa cosa qui:  Petrìkij che vive nella stanza di Vronskij si alza e vede che lui sta facendo i conti, allora si alza e esce dalla stanza quasi in punta di piedi.
Non vabbè ciao.
#fairelalessive

mercoledì 13 febbraio 2019

Il ballo

Si sentivano soli in quella stanza affollata.
Vronskij aveva l'espressione di un cane intelligente quando si sente in colpa.
Anna Karenina, L.T.

sabato 9 febbraio 2019

La luce negli occhi

Sono fuori tempo massimo per queste cose ma mi piacerebbe tanto sapere come Anna Karenina riuscisse a fare questa cosa qui: "Volutamente lei spense la luce negli occhi scintillanti, ma essa continuava a risplendere contro il suo volere".
Anche Sheldon grande Maestro di sguardi è perplesso.
Comunque a parte questi occhioni a me piace quando T. fa muovere le persone per esempio quando arriva il treno e Anna incontra per la prima volta LUI!
Scusa Annina bella ma la cosa che mi piace di più è "il macchinista del treno imbaccucato e coperto di brina che salutava".
#infedelissime 🇷🇺🇫🇷❄❤
#annakareninavsmadamebovary

Descrivi Tolstoj in 5 righe

Ieri sera abbiamo fatto la prima lezione su Anna Karenina. Ma ne abbiamo parlato un po' di sguincio. Abbiamo in realtà parlato di Tolstoj. E c'era un compito, come sempre.
Una cosa facile: descrivi Tolstoj in cinque righe. 🙄😱😱😱
Io ho capito che sono una persona diligente, se sono 5 righe sono 5 righe.

E sono qui per chi ha voglia.

Nel finale delle Anime morte di Gogol’ una trojka di cavalli veloci vola sopra la Russia. Solca il cielo sopra i boschi e il mare: Tolstoj ci ha messo in quello spazio arato i cespugli dei cardi, la guerra e la pace, un cavallo pezzato e i cosacchi al galoppo. Le donne e i loro eterni giardini. Donne con tante cose per la testa.  Come Anna e il suo treno e la Maslova che voleva una vita umana. A 67 anni ha imparato ad andare in bicicletta. Poi è morto vecchissimo, alla fine sarà stato di certo stanco. Si viene sballottati spaventosamente quando si viaggia nella nostra Russia.

Pay off della mia vita

Liuba: Possibile che tu sia ancora studente?
Trofimov: Può darsi che io debba essere studente in eterno.

Il giardino dei ciliegi, Anton Cechov.

Anna vs Emma

Il 6 febbraio inizio un corso su Anna Karenina: ogni mercoledì per tutto febbraio e marzo ci troveremo alla libreria Verso con Paolo Nori e un gruppo di posseduti dalla letteratura russa a parlare, studiare, scrivere cose su questo libro.
Ci saranno dei compiti.

Sarà un piccola deviazione dall'anno francese ma fino a un certo punto perché insieme (ma questo solo io)  rileggerò Madame Bovary.
Anna vs Emma.
Tipo Bartali/Coppi Milan/Inter Pandoro/Panettone.

Progetto #infedelissime 🇫🇷🇷🇺🍒❤
Chi vuole aggregarsi...

martedì 29 gennaio 2019

Tra moglie e marito

Eccomi a Parigi e ho tempo.
Tutto avverrà a suo tempo.

Inizia la vendetta. E  mi fa molto sorridere che la prima vendetta del nostro Conte nei confronti del suo nemico è piccola, irrilevante rispetto a quel che credo verrà dopo: fa scazzare moglie e marito. Intenditore.
Alla domanda a che punto sei?
Al Conte che diventa Tony Sopranos.

Sono a pagina 477 e non si avvistano donne di rilievo anche qui se non una tremenda ostessa come ne I Miserabili.
Il conte di Montecristo, A. Dumas.
#ilmioannofrancese 🇫🇷🥐🥖🥨
#cavallipomellati

giovedì 24 gennaio 2019

Puntualità

La precisione disse Montecristo è la cortesia dei re è quanto ha detto, credo, uno dei vostri sovrani.  pag. 401 Mondadori

Il Conte era uno puntuale. È infatti un vendicatore e la vendetta è, credo, uno dei sentimenti più connessi con il tempo.
Anche il detto popolare parla di piatto freddo e di cadaveri che si aspettano senza fretta su un fiume.

Anche James Bond mi sembra, ma non sono sicura, era uno puntuale: io sono sempre in orario. Se sono in ritardo è perché sono morto.

Se vado avanti così a perdermi nelle marsine celesti dei Miserabili, del Morbidone di Pasolini e nel tempo di James Bond finirò il Conte di Montecristo a Natale.

venerdì 18 gennaio 2019

Pagelle

Libri fratelli e pagelle.
C'è un personaggio nel Conte di Montecristo che si chiama Abate Faria. È un personaggio meraviglioso, carcerato da tantissimi anni e  che di nascosto dai secondini si costruisce un sacco di arnesi: le penne con le lische dei pesci, l'inchiostro con la fuliggine, un lume con il grasso della carne, le pergamene con le camicie.

E non capivo questa mattina presto quando leggevo perché mi venisse in mente Primo Levi, leggendo proprio Il Conte di Montecristo. A volte penso che mi salterà il cervello e i personaggi si scambieranno i romanzi: Anna Karenina finirà in Se questo uomo, Dimitri Karamazov in Sandokan, una cosa così.

Poi mi sono ricordata che in uno dei suoi libri forse Se questo è un uomo descrive come la scienza, come il fatto di essere un chimico lo avesse aiutato a prendere decisioni, a capire i fenomeni. Insomma a sopravvivere.

Faria dice che la prigionia ha fatto convergere tutte le sue facoltà vaganti qua e là.

È tempo di pagelle e ci sono serate tese in molte case. Chissà cosa scatta a un certo punto però è bello quando, forse lontani dalle valutazioni, si studia, si uniscono i puntini. E tutte le cose studiate e "vaganti qua e là" convergono in un unico punto.
#ilmioannofrancese 🇫🇷🥐🥖🥨

sabato 12 gennaio 2019

Barricate

Leggendo queste righe mi sento forse come mia mamma quando a fine degli anni '50 ha visto arrivate nei bar, anzi nelle latterie, la televisione. E lei e mia nonna andavano a vedere gli sceneggiati. Come Costanzo ha fatto vedere bene nella Amica Geniale, guardavano L'idiota con Volonté e Albertazzi.
E mi viene da piangere un po' per tutto: per Gavroche, per quell'Italia là e quella di adesso dove un sindaco butta via a un senzatetto le coperte. Semplicemente tutto quello che ha.
E se ne compiace.
Sei una merda.

"La più alta guardia nazionale di tutti, un vero colosso, si dirigeva su Gavroche puntandogli contro la baionetta: il monello strinse nelle sue braccine l’enorme schioppo di Javert, mirò risoluto sul gigante e sparò, ma il colpo non partì: Javert non aveva caricato il fucile: la guardia municipale scoppiò a ridere e alzò la baionetta sul fanciullo. Ma prima che questa l’avesse sfiorato, il fucile sfuggiva dalle mani del soldato, una palla l’aveva colpito in mezzo alla fronte ed egli cadeva sul dorso. Una seconda palla colpiva in pieno petto l’altra guardia che aveva assalito Courfeyrac e la rovesciava sul selciato. Marius era entrato allora nella barricata".

Mondare il riso

Ci sono tanti libri che parlano di quando finisce un amore.
Non c'è, credo, nessun libro che spiega cosa fare quando finisce un libro gigantesco.
Intendo istruzioni precise.
Chiudetelo, mettetelo in libreria, fate un rito, spargete del sale.
Cucinate dei cavolfiori. Per esempio a Milazzo quando si cambia casa un mio amico mi ha spiegato che per il primo pranzo neĺla nuova casa si deve fare una pietanza che puzza (cavolfiore robe così) per impregnare la casa con nuovi odori. Quasi una cosa magica che scaccia gli spiriti della casa dei proprietari precedenti.

Ma con i personaggi? Come si fa? Come faccio con Jean Valejean, Javert, Gavroche.
Niente donne, sorry. Sono un po' delle tinche.
Mi dispiace ma I Miserabili è un libro di uomini, come i Fratelli Karamazov, come i Demoni, come l'Idiota e come Delitto e Castigo. Ovviamente è una mia opinione.

A Hugo vengono bene i vecchi: lo splendido nonno di Marius, monarchico che si inginocchia davanti al busto del duca di Berry. E il vecchio Mabeuf, un super mite, uno che conta poco nel libro ma che finisce per commettere un grandissimo atto di eroismo.
E io ho pensato e certo! Aveva dovuto vendere tutti i suoi libri, a quel punto è meglio morire.

Mi mancherete come dei parenti.
Quando ero molto giovane mia nonna quando mi vedeva triste perché era finito un libro la faceva corta così: mi diceva in pavese va a mundaris. Però dato che si trattava di libri  usava per l'occasione un mezzo dialetto-italiano e traduceva vai a mondare il riso.
Quando un romanzo finisce è finito.

Lutti

Il lutto per la fine de I Miserabili è finito.
Come aveva detto Elena Carione per rispetto non leggiamo per una settimana.
Dovrebbero proprio inventare una parola per questa sensazione di tristezza e di perdita che ti sale su quando finisce una storia gigantesca.
Come nel lutto vero pensi mai più, poi passa.

Ieri sera ho passato una serata speciale parlando di libri con persone incredibili che frequentano i corsi di letteratura russa con me e mentre parlavamo e mangiavamo li guardavo anzi guardavo tutti noi da fuori, quasi sul lampadario della pizzeria Rossopomodoro e ho pensato che nella vita per stare bene, e bisogna stare bene, è importante trovare la propria tribù.

Ho avuto anche una benedizione ufficiale sulla lista dei libri francesi da una autorità 🇫🇷🥨🥖🥐 facendo solo qualche cambiamento. E ho pensato che è proprio un peccato perdere tempo in tristezze e che il mondo è pieno di storie.

sabato 5 gennaio 2019

Le stelle erano scomparse

"un solo rumore vi si udiva, rumore lancinante come un rantolo, minaccioso come una maledizione, il rintocco di Saint-Merry: nulla agghiacciava come il clamore di quella campana smarrita e disperata che gemeva nelle tenebre. Come spesso succede, la natura pareva essersi accordata con quanto stavano per fare gli uomini: nulla che disturbasse le funeste armonie di quell’insieme. Le stelle erano scomparse; pesanti nuvole riempivano tutto... ".
Un secondo prima delle barricate
I Miserabili, V. Hugo 🇫🇷🥨🥖🥐

giovedì 3 gennaio 2019

La stufa

Storie dentro storie.
Napoleone l'aveva voluto lui l'elefante della Bastiglia, era il progetto di una gigantesca fontana per abbellire place de la Bastille.
Com'era grande? Basta pensare alla grandeur francese+l'uomo con l'ego più grande del
mondo, forse a ragione. 😎
Totale: elefantone di 24 metri se non sbaglio un palazzo di 7 piani di oggi, ma potrei sbagliarmi.

"Era immondo, disprezzato, ripugnante e superbo, brutto agli occhi del borghese, malinconico a quello del pensatore".

Poi le cose sono andate come sono andate, e come succede anche adesso in politica, Napoleone è passato di moda e il monumento non lo hanno finito ed è rimasto il facsimile in gesso.

"se ne stava là in un angolo, tetro, malato, ruinante, circondato da una palizzata fradicia sempre lordata da cocchieri ubriachi; molte crepe gli solcavano il ventre, una verga di ferro gli usciva dalla coda".

Al suo posto hanno messo una colonna tipo quella che c'è a Trafalgar Square, la colonna di Luglio.
Dato che V.H. la appoggia sempre pianissimo dice nei Miserabili che sembra una stufa.

"Questo monumento rude, massiccio, pesante, aspro, austero, quasi deforme, ma certo maestoso e improntato d’una specie di gravità magnifica e selvaggia è scomparso per lasciar regnare in pace quella specie di gigantesca stufa ornata di tubo che sostituì la tetra fortezza dalle nove torri, pressappoco come la borghesia sostituisce la feudalità".

Pesantissimo. 😀
Prossimamente andrò a Parigi e voglio stare in piazza della Bastiglia 20 minuti a guardare l'elefante che non c'è più. Con tutta 'sta caz. di arte virtuale io lo farei fare un effetto 3D che fa vedere l'elefante di Napoleone.
Ci hanno pure impiegato un sacco ad abbatterlo e lo hanno fatto perché gli abitanti della zona erano invasi dai topi, attirati dal monumento. Che c'è anche una favola vero? Dell'elefante e del topo.
Storie dentro storie.
E dai topi infatti Gavroche proteggerà i suoi piccoli marmocchi.
A volte è difficile non parlare dei libri che si leggono.
I Miserabili, V.Hugo.
#ilmioannofrancese 🇫🇷🥨🥖🥐

La lingua nazionale

certamente, se la lingua parlata da una nazione o da una provincia è degna d’interesse, una cosa è ancora più degna d’attenzione e di studio, cioè la lingua parlata dalla miseria; lingua, parlata in Francia ad esempio da più di quattro secoli, non solo da una miseria, ma dalla miseria, da tutta la miseria umana possibile.
I Miserabili V.H

L'elefante della Bastille

Vent’anni fa, si vedeva ancora all’angolo sudest di place de la Bastille, vicino alla darsena del canale scavata nell’antico fossato della prigione-fortezza, un bizzarro monumento, ormai scomparso dalla memoria dei parigini e che meritava di lasciarvi qualche traccia, perché era un’idea del “membro dell’Istituto, generale in capo dell’armata d’Egitto”. Diciamo monumento, benché non fosse che un modello; ma pur tale, quel prodigioso abbozzo, cadavere grandioso d’una idea di Napoleone che due o tre ventate successive avevano spazzato via e gettato sempre più lontano da noi, era diventato storico assumendo qualcosa di definitivo contrastante con il suo aspetto provvisorio. Era un elefante alto quaranta piedi, costruito in legno e muratura, che portava sulla schiena la sua torre simile a una casa, un tempo tinta in verde da un verniciatore qualsiasi, adesso annerita dal cielo, dalla pioggia e dal maltempo. In quest’angolo solitario e scoperto della piazza, la larga fronte del colosso, la proboscide, le zanne, la torre, l’enorme groppone, i quattro piedi simili a colonne formavano di notte sotto le stelle una sagoma straordinaria e terribile. Non se ne capiva il significato: era una specie di simbolo della forza popolare, era cupa, misteriosa, immensa, un qualche fantasma possente, visibile, ritto accanto all’indivisibile spettro della Bastille.

Biot

Nella guerra dei bottoni le bande rivali (di bambini) si prendono a sassate e i vincitori come simbolo, le guerre sono fatte anc...