martedì 29 gennaio 2019

Tra moglie e marito

Eccomi a Parigi e ho tempo.
Tutto avverrà a suo tempo.

Inizia la vendetta. E  mi fa molto sorridere che la prima vendetta del nostro Conte nei confronti del suo nemico è piccola, irrilevante rispetto a quel che credo verrà dopo: fa scazzare moglie e marito. Intenditore.
Alla domanda a che punto sei?
Al Conte che diventa Tony Sopranos.

Sono a pagina 477 e non si avvistano donne di rilievo anche qui se non una tremenda ostessa come ne I Miserabili.
Il conte di Montecristo, A. Dumas.
#ilmioannofrancese 🇫🇷🥐🥖🥨
#cavallipomellati

giovedì 24 gennaio 2019

Puntualità

La precisione disse Montecristo è la cortesia dei re è quanto ha detto, credo, uno dei vostri sovrani.  pag. 401 Mondadori

Il Conte era uno puntuale. È infatti un vendicatore e la vendetta è, credo, uno dei sentimenti più connessi con il tempo.
Anche il detto popolare parla di piatto freddo e di cadaveri che si aspettano senza fretta su un fiume.

Anche James Bond mi sembra, ma non sono sicura, era uno puntuale: io sono sempre in orario. Se sono in ritardo è perché sono morto.

Se vado avanti così a perdermi nelle marsine celesti dei Miserabili, del Morbidone di Pasolini e nel tempo di James Bond finirò il Conte di Montecristo a Natale.

venerdì 18 gennaio 2019

Pagelle

Libri fratelli e pagelle.
C'è un personaggio nel Conte di Montecristo che si chiama Abate Faria. È un personaggio meraviglioso, carcerato da tantissimi anni e  che di nascosto dai secondini si costruisce un sacco di arnesi: le penne con le lische dei pesci, l'inchiostro con la fuliggine, un lume con il grasso della carne, le pergamene con le camicie.

E non capivo questa mattina presto quando leggevo perché mi venisse in mente Primo Levi, leggendo proprio Il Conte di Montecristo. A volte penso che mi salterà il cervello e i personaggi si scambieranno i romanzi: Anna Karenina finirà in Se questo uomo, Dimitri Karamazov in Sandokan, una cosa così.

Poi mi sono ricordata che in uno dei suoi libri forse Se questo è un uomo descrive come la scienza, come il fatto di essere un chimico lo avesse aiutato a prendere decisioni, a capire i fenomeni. Insomma a sopravvivere.

Faria dice che la prigionia ha fatto convergere tutte le sue facoltà vaganti qua e là.

È tempo di pagelle e ci sono serate tese in molte case. Chissà cosa scatta a un certo punto però è bello quando, forse lontani dalle valutazioni, si studia, si uniscono i puntini. E tutte le cose studiate e "vaganti qua e là" convergono in un unico punto.
#ilmioannofrancese 🇫🇷🥐🥖🥨

sabato 12 gennaio 2019

Barricate

Leggendo queste righe mi sento forse come mia mamma quando a fine degli anni '50 ha visto arrivate nei bar, anzi nelle latterie, la televisione. E lei e mia nonna andavano a vedere gli sceneggiati. Come Costanzo ha fatto vedere bene nella Amica Geniale, guardavano L'idiota con Volonté e Albertazzi.
E mi viene da piangere un po' per tutto: per Gavroche, per quell'Italia là e quella di adesso dove un sindaco butta via a un senzatetto le coperte. Semplicemente tutto quello che ha.
E se ne compiace.
Sei una merda.

"La più alta guardia nazionale di tutti, un vero colosso, si dirigeva su Gavroche puntandogli contro la baionetta: il monello strinse nelle sue braccine l’enorme schioppo di Javert, mirò risoluto sul gigante e sparò, ma il colpo non partì: Javert non aveva caricato il fucile: la guardia municipale scoppiò a ridere e alzò la baionetta sul fanciullo. Ma prima che questa l’avesse sfiorato, il fucile sfuggiva dalle mani del soldato, una palla l’aveva colpito in mezzo alla fronte ed egli cadeva sul dorso. Una seconda palla colpiva in pieno petto l’altra guardia che aveva assalito Courfeyrac e la rovesciava sul selciato. Marius era entrato allora nella barricata".

Mondare il riso

Ci sono tanti libri che parlano di quando finisce un amore.
Non c'è, credo, nessun libro che spiega cosa fare quando finisce un libro gigantesco.
Intendo istruzioni precise.
Chiudetelo, mettetelo in libreria, fate un rito, spargete del sale.
Cucinate dei cavolfiori. Per esempio a Milazzo quando si cambia casa un mio amico mi ha spiegato che per il primo pranzo neĺla nuova casa si deve fare una pietanza che puzza (cavolfiore robe così) per impregnare la casa con nuovi odori. Quasi una cosa magica che scaccia gli spiriti della casa dei proprietari precedenti.

Ma con i personaggi? Come si fa? Come faccio con Jean Valejean, Javert, Gavroche.
Niente donne, sorry. Sono un po' delle tinche.
Mi dispiace ma I Miserabili è un libro di uomini, come i Fratelli Karamazov, come i Demoni, come l'Idiota e come Delitto e Castigo. Ovviamente è una mia opinione.

A Hugo vengono bene i vecchi: lo splendido nonno di Marius, monarchico che si inginocchia davanti al busto del duca di Berry. E il vecchio Mabeuf, un super mite, uno che conta poco nel libro ma che finisce per commettere un grandissimo atto di eroismo.
E io ho pensato e certo! Aveva dovuto vendere tutti i suoi libri, a quel punto è meglio morire.

Mi mancherete come dei parenti.
Quando ero molto giovane mia nonna quando mi vedeva triste perché era finito un libro la faceva corta così: mi diceva in pavese va a mundaris. Però dato che si trattava di libri  usava per l'occasione un mezzo dialetto-italiano e traduceva vai a mondare il riso.
Quando un romanzo finisce è finito.

Lutti

Il lutto per la fine de I Miserabili è finito.
Come aveva detto Elena Carione per rispetto non leggiamo per una settimana.
Dovrebbero proprio inventare una parola per questa sensazione di tristezza e di perdita che ti sale su quando finisce una storia gigantesca.
Come nel lutto vero pensi mai più, poi passa.

Ieri sera ho passato una serata speciale parlando di libri con persone incredibili che frequentano i corsi di letteratura russa con me e mentre parlavamo e mangiavamo li guardavo anzi guardavo tutti noi da fuori, quasi sul lampadario della pizzeria Rossopomodoro e ho pensato che nella vita per stare bene, e bisogna stare bene, è importante trovare la propria tribù.

Ho avuto anche una benedizione ufficiale sulla lista dei libri francesi da una autorità 🇫🇷🥨🥖🥐 facendo solo qualche cambiamento. E ho pensato che è proprio un peccato perdere tempo in tristezze e che il mondo è pieno di storie.

sabato 5 gennaio 2019

Le stelle erano scomparse

"un solo rumore vi si udiva, rumore lancinante come un rantolo, minaccioso come una maledizione, il rintocco di Saint-Merry: nulla agghiacciava come il clamore di quella campana smarrita e disperata che gemeva nelle tenebre. Come spesso succede, la natura pareva essersi accordata con quanto stavano per fare gli uomini: nulla che disturbasse le funeste armonie di quell’insieme. Le stelle erano scomparse; pesanti nuvole riempivano tutto... ".
Un secondo prima delle barricate
I Miserabili, V. Hugo 🇫🇷🥨🥖🥐

giovedì 3 gennaio 2019

La stufa

Storie dentro storie.
Napoleone l'aveva voluto lui l'elefante della Bastiglia, era il progetto di una gigantesca fontana per abbellire place de la Bastille.
Com'era grande? Basta pensare alla grandeur francese+l'uomo con l'ego più grande del
mondo, forse a ragione. 😎
Totale: elefantone di 24 metri se non sbaglio un palazzo di 7 piani di oggi, ma potrei sbagliarmi.

"Era immondo, disprezzato, ripugnante e superbo, brutto agli occhi del borghese, malinconico a quello del pensatore".

Poi le cose sono andate come sono andate, e come succede anche adesso in politica, Napoleone è passato di moda e il monumento non lo hanno finito ed è rimasto il facsimile in gesso.

"se ne stava là in un angolo, tetro, malato, ruinante, circondato da una palizzata fradicia sempre lordata da cocchieri ubriachi; molte crepe gli solcavano il ventre, una verga di ferro gli usciva dalla coda".

Al suo posto hanno messo una colonna tipo quella che c'è a Trafalgar Square, la colonna di Luglio.
Dato che V.H. la appoggia sempre pianissimo dice nei Miserabili che sembra una stufa.

"Questo monumento rude, massiccio, pesante, aspro, austero, quasi deforme, ma certo maestoso e improntato d’una specie di gravità magnifica e selvaggia è scomparso per lasciar regnare in pace quella specie di gigantesca stufa ornata di tubo che sostituì la tetra fortezza dalle nove torri, pressappoco come la borghesia sostituisce la feudalità".

Pesantissimo. 😀
Prossimamente andrò a Parigi e voglio stare in piazza della Bastiglia 20 minuti a guardare l'elefante che non c'è più. Con tutta 'sta caz. di arte virtuale io lo farei fare un effetto 3D che fa vedere l'elefante di Napoleone.
Ci hanno pure impiegato un sacco ad abbatterlo e lo hanno fatto perché gli abitanti della zona erano invasi dai topi, attirati dal monumento. Che c'è anche una favola vero? Dell'elefante e del topo.
Storie dentro storie.
E dai topi infatti Gavroche proteggerà i suoi piccoli marmocchi.
A volte è difficile non parlare dei libri che si leggono.
I Miserabili, V.Hugo.
#ilmioannofrancese 🇫🇷🥨🥖🥐

La lingua nazionale

certamente, se la lingua parlata da una nazione o da una provincia è degna d’interesse, una cosa è ancora più degna d’attenzione e di studio, cioè la lingua parlata dalla miseria; lingua, parlata in Francia ad esempio da più di quattro secoli, non solo da una miseria, ma dalla miseria, da tutta la miseria umana possibile.
I Miserabili V.H

L'elefante della Bastille

Vent’anni fa, si vedeva ancora all’angolo sudest di place de la Bastille, vicino alla darsena del canale scavata nell’antico fossato della prigione-fortezza, un bizzarro monumento, ormai scomparso dalla memoria dei parigini e che meritava di lasciarvi qualche traccia, perché era un’idea del “membro dell’Istituto, generale in capo dell’armata d’Egitto”. Diciamo monumento, benché non fosse che un modello; ma pur tale, quel prodigioso abbozzo, cadavere grandioso d’una idea di Napoleone che due o tre ventate successive avevano spazzato via e gettato sempre più lontano da noi, era diventato storico assumendo qualcosa di definitivo contrastante con il suo aspetto provvisorio. Era un elefante alto quaranta piedi, costruito in legno e muratura, che portava sulla schiena la sua torre simile a una casa, un tempo tinta in verde da un verniciatore qualsiasi, adesso annerita dal cielo, dalla pioggia e dal maltempo. In quest’angolo solitario e scoperto della piazza, la larga fronte del colosso, la proboscide, le zanne, la torre, l’enorme groppone, i quattro piedi simili a colonne formavano di notte sotto le stelle una sagoma straordinaria e terribile. Non se ne capiva il significato: era una specie di simbolo della forza popolare, era cupa, misteriosa, immensa, un qualche fantasma possente, visibile, ritto accanto all’indivisibile spettro della Bastille.

Biot

Nella guerra dei bottoni le bande rivali (di bambini) si prendono a sassate e i vincitori come simbolo, le guerre sono fatte anc...