martedì 26 ottobre 2010

Maratoneti della vita

Ore 5 del mattino.
Ghetto Vecchio di Venezia.
Cannareggio è bellissima al mattino presto.
Ho tutto?

Pettorale, pantaloncini corti.
T-shirt o maniche lunghe?
Dove metto il fazzoletto?

E le spugne? Le butto?

E sì durante la maratona ti danno le spugne inzuppate di acqua.
Mentre sei lì a fare i tuoi 42,km e 195 m.
A Strà si arriva in navetta.
E poi via. Di fianco alle Ville del Palladio.
Villa Pisani. La malcontenta…
Qui non sono malcontenti.
Strà, Mira, Dolo, Marghera e Venezia
non "subiscono " la maratona.
Tutti battono le mani.
Ci sono tanti bambini che ti danno il 5
e ti incoraggiano.
Non ci sono automobilisti che ti sputano come a Milano.
Gli stessi che impazziscono per la maratona di New York,
disprezzano quella di Milano.
Tanto che pensano che sia di 20 km...
E no, belli ignoranti miei, quella di 20 km è la Stramilano.
Il Santo se li è fatti tutti i 42km e 195 metri.
E 14 ponti.
La maratona è una fatica "antica", bastarda.
Ogni tanto i giornali tentano di farla diventare una moda.
Una cosa glamour.
In realtà è una cosa così dura, così bestiale,
che respinge tutti coloro che non siano mossi da qualcosa di speciale...
di veramente grande.
Tutti quelli che strombazzano come i pazzi perché si "devono" fermare con i loro pasticcini in macchina che vanno a pranzo dalla suocera dovrebbero andare all'arrivo...
Quello è un bel momento.
Domenica ho assistito a scene bellissime.
Ma non ho mai visto il Santo così felice
e così bello come quando corre.
Sono risucita a dargli il cinque dopo l’ultimo ponte.
E ad urlargli: ce l'hai fatta!

Tutti matti.
Tutti soldati.
Ognuno con la sua guerra.
Passo dopo passo.
Quanti passi sono, Mauro,
da quando sei partito dal Ghetto alle 5?
Purtroppo all'arrivo non ti si può abbracciare.
Ci sono duemila barriere, le radio, le transenne e quelli che vi avvolgono come delle uova di Pasqua in una strana carta stagnola oro.
Un abbraccio a te e a tutti i maratoneti.
Peccato non conoscere la storia di ognuno

Doppie

Dubbio insinuato questa mattina al caffé davanti alla Scuola: ma "cazziare" si scrive con due zeta?

Ho controllato sul De Mauro: cazziàre, cazziàrev.tr.RE merid., sgridare, rimproverare violentemente. Comunque ho pensato che le mie figlie le stresserò poco riguardo la grammatica. In questo modo evito loro un futuro di dispiaceri. Voglio essere ossessiva invece con la matematica. Quella sì. La grammatica della matematica sono le operazioni: somma, sottrazione, moltiplicazione, divisione. Sembra un programma politico. Da proporre. Le diseguaglianze sono spesso una questione di sottrazione dovute a somme se non addirittura moltiplicazioni indebite. Soluzione? Divisione. Non sembra la sintesi dei libri di Serge Latouche?

venerdì 1 ottobre 2010

Plancton

Ci sono giorni più faticosi di altri.
Tutti fanno la loro parte, intendiamoci.
I figli, il marito, le nonne.
Tenerezza estrema davanti al portone della scuola.
La scuola di Viale Romagna mi è sempre sembrata una balena.
Plouf: entrano alle 8.20.
Come il plancton nella bocca della balena.
Restituisce i bambini alle 16.30.
Come occupino tutte quelle ore è in parte un grande mistero.
Hanno due zaini da sherpa.
Una ha la maschera per la scherma.
La spada nella custodia.
La borsa con le scarpe.
L'altra lo zaino con il karategi e le zori.
Gli altri bambini spingono.
Brrruummmm entrate.
Sì ognuno fa proprio la sua parte.

martedì 21 settembre 2010

Veneri

Giorni di Fiere.
Miodio mesi di fiere.
Quindi 45 minuti in piedi.
Ancora caldo e quindi i finestrini abbassati
che pur non refrigerando niente,
mi impediscono di ascoltare i Radiohead.
Ovviamente solo una canzone in loop.

http://www.youtube.com/watch?v=AxvTOxeeFSA

Perché io la musica la ascolto così.
Una canzone per volta.
Milioni di volte.
Poi passo alla seconda traccia. E' così da sempre.
E sarà sempre così.
La metro è piena di Veneri.
Hostess? Modiste? PR?
Modelle no. Sono donne con femori "normali".
Belle ma normali.
Eleganti. Molto eleganti.
Quindi non sono modelle.
Le modelle si impongono per bellezza e altezza...
ma spesso sono vestite in modo assurdo.
Direi quasi sciatto.
La Venere di oggi è bassina.
Giovane.
Vestito cortissimo e leopardato.
Ho sempre pensato che il leopardato fosseuna roba da menopausa...
invece ecco 'sta Venere di 20 anni.
Vestito leopardato e stivali bianchi.

Oddio non stiamo a sindacare.

Occhialoni da sole grandi da insetto.

Che vita da insetti qui sotto in metropolitana...

Anyway è un amore.
La sua borsa di tela è aperta.
E intravedo una scatola tipo Menokal Kilokal Saichekal....
cara Venere anche tu sei umana allora.

venerdì 17 settembre 2010

Il Capitale

Ho un amico carissimo che odia il marketing.
I call center.
Le carte fedeltà.
Le pubblicità.
Tutto.
Come il Santo che quando faccio shopping
mi bisbiglia PRODUCI CONSUMA CREPA dei CCCP.

Anzi adesso che ci penso tutti i miei amici sono così.

Tutto ciò invece occupa il 90% della mia giornata vigile.
Redemption. Customer Satisfaction.
Dalle 9 alle 19.
Più o meno.

Oggi però ho letto un atto di un congresso
che mi ha fatto sollevare il sopracciglio.
Ovvero il massimo dell'indignazione che posso
permettermi in azienda.

"La perdita di anonimato da parte dei clienti
supporta l'impresa nella costruzione del capitale relazionale,
ritenuto la più importante fonte di vantaggio competitivo".


Che abbia ragione il mio amico Massimo?
Che abbia ragione il Santo?
Che brandirebbero ben altro Capitale!
E lo spaccherebbero in testa a chi so io

giovedì 16 settembre 2010

Riprese

Sul treno si sentono un sacco di conversazioni.
Succedono tante cose.
Le più noiose sono quelle di lavoro.
Le parole sono sempre le stesse:
Briefing.
Ansia.
Il cliente mi ha chiesto.
I KPI...
Ma i pezzi più belli sono quelli delle storie d'amore.
Quello che non senti... lo aggiungi tu.
Conversazioni sul treno andando nel profondo nordest.
Senti ma come facciamo?
Allora parti?

- Niente messanger per un mese.
- Niente messanger.
- Niente sms.
- Neanche una mail?
- No le mail meglio di no.
- Twitter?
- Ma dai neanche lo status su Facebook?
- No dico la casella "A cosa stai pensando?"
- Meglio di no.
- In fondo se ti colleghi a Facebook non fai niente di male...
non attiri l'attenzione. Così capisco cosa fai...
- Silenzio
- Dai scusa meglio Facebook che se ti mando un sms e lo guardi di soppiatto e succede un casino...
- Silenzio
- Ma pensi che ci sia un momento giusto per chiamarti?
- No non ci sarà momento giusto.
- Ah... va bbe'
- Ci sentiamo a settembre
- Quando riprende il lavoro,a settembre, riprendono un sacco di cose.

La mosca

Sono una donna sostanzialmente fatta per la città.
Per le strade.
Per i giardini curati.
Per i marciapiedi.
Odio la campagna.
I boschi.
I prati.
Gli insetti.

La domenica mattina,
quando ero piccola mia mamma mi mandava a
svegliare mio padre... lui mi faceva scappare
bisbigliando: la mosca, la mosca.
Guarda che c'è una mosca.

Questa mattina in metropolitana un uomo e una donna
stavano parlando di un annuncio.
Casa in Largo Cairoli 650.000 euro.
Erano lì a tramutare con difficoltà (?!!)
la cifra in lire.
Le porte della metro si aprono come uno schiaffo,
come sempre, e sento lei sbraitare:
650.000 euro per una casa in città.
Con lo smog.
Il traffico.
Il casino.
Ma andate tutti a cagare!
Sbabammmmm!

martedì 14 settembre 2010

Una signora con in testa un tetto

Terza e quinta elementare.
La prima domanda, per tutti, è un classico.

Dove siete stati in vacanza?

Sul Partenone. (?!)
Ma non ci sono tutti i pezzi perché li hanno rubati.
Li hanno portati a Berlino.
E poi ho visto le Cariatidi che sono delle signore alte alte
con in testa un tetto.

Amo il dono della sintesi e il dono della poesia delle mie figlie.

domenica 12 settembre 2010

L'arrosto della domenica

Ho sempre abitato in Italia,
tranne brevi periodi all'estero per lavoro
o per studio.
E ho sempre abitato in un palazzo.

Il profumo delle mia domeniche
è questo che sento ora: il profumo dell'arrosto.
Arrosto e rosmarino.

E' dalle 7 che qualcuno, una donna ovvio,
nel mio palazzo ha messo in forno l'arrosto della domenica.

venerdì 10 settembre 2010

Senza spine

Ho trovato la risposta su una confezione di pesce surgelato eismann.
Ingredienti e raccomandazioni su ogni confezione di alimenti: che fonte!
Scorro le avvertenze in lingua inglese,
e solo in questa lingua c'è scritto:

Sebbene abbiamo usato la massima cura nel trattare questo pesce
non possiamo assicurare che sia BONE FREE. Senza spine.

Prima nota, adoro gli inglesi.
Sono un popolo superiore e non supererò mai lo shock
di non aver passato il Business English Higher.
Seconda nota: le figlie ri-cominciano la scuola.
Terza e Quinta elementare.
E' una cosa immensa quando si hanno otto e dieci anni.
E benché mettiamo sempre la massima cura io e il Santo in fatto di scuola,
non è detto che sarà "bone free".
Speriamo ogni anno che anche le maestre ci mettano la massima "cura".
Purtroppo qualche spina ci sarà.
Perché è vero cara somara Gelmini che è importante essere preparati
ma è più importante essere "accorti".
La cura, cara Ministra.
Anche nell'usare le parole. Anzi la "curezza" come dice la mia Madda.
Come la cura di quelli della eismann nel confezionare la limanda impanata,
ma solo quella inglese!

Tutte cose immense, ognuno per la sua età e per la sua larghezza di ala.
Buon inizio a tutti.
Baci a pioggia e via sereniiiiiiiiii.

giovedì 9 settembre 2010

L'uomo con la sciarpa

La metropolitana.
Giorni di Fiera.
Si capisce. La metropolitana è piena di gente.
Sale un gruppo di 5 uomini giapponesi.
Da lontano sembrano un plotone della yakuza, la mafia giapponese.
Li guardo bene. Sono businessman.
Anche gli appartenenti alla Yakuza sono businessman.
Sono eleganti con begli accessori.
Tutti vestiti bene.
Gessato nero e belle camicie azzurre.
Solo uno, il mio preferito, è fuori dal coro.
Ha una sciarpa con i fiori e una spilla di feltro.
Sempre un fiore.
Si libera un posto e qui parte una danza fantastica.
Tutti guardano, ne sono sicura, il più alto in grado gerarchico
per farlo sedere.
Senza parlare.
Inclinando un poco la testa e sorridendo tutti.
Lui rifiuta, sempre con un cenno con la testa e tanti sorrisi.
Allora la danza ricomincia.
Tutti si rivolgono al secondo, in ordine gerarchico e così via...
fino all'ultimo.
L'uomo con la sciarpa e il fiore.
Rifiuta a sua volta.
Nessuno si siede.
Ovvio.
Si ricontattano tutti con lo sguardo e nessuno si siede.
Scendono.
Destinazione Fiera.

martedì 3 agosto 2010

In silenzio

Talvolta il mio lavoro mi offre delle opportunità interessanti.
E ho il raro privilegio di sentirmi, ultimamente,
nel posto giusto al momento giusto.
Ieri ero a un convegno.
Si è parlato di mercati.
Di futuro, di merce.
Però a volte dietro la merce c'è un pensiero.
Si parlava di cosmetici. Packaging.
E comunque tra mass market, market share, numeri, lavoro, noia...
a un certo punto ha parlato il designer.
Cioè la persona che ha disegnato il rimmel, la terra, gli ombretti che comprerò domani.
E ha detto che è partito dalle mani delle donne.
Ha cominciato a disegnare pensando
a come le donne accarezzano i cosmetici.
Silenzio in sala.
Le donne quando si truccano stanno in silenzio.
E' partito dal silenzio.
E a cercato di disegnarlo.
Ha detto che è l'unico momento in cui una donna sta in silenzio è quando si trucca.
Non risponde al telefono.
Non risponde ai figli se le chiedono qualche cosa.
Sospiro.
Come è vero.
E come è bello.
Un gesto che le donne compiono da secoli.
In silenzio.

lunedì 2 agosto 2010

La via dell'intelligenza

Basta astio.
Sì basta astio.
Mi hai imposto condizioni capestro.
Cerchiamo di comportarci sulla via dell'intelligenza.

Ho pensato.
Divorzio. Ovvio. Le parole del divorzio.

Immersa a leggere storie, in un prato.
In Valle d'Aosta.
Una storia vera. Un dramma eccolo lì vero.
Davanti a me.

E' la guida del castello che aspetta tutto il gruppo
e intanto in un angolo si ritira e parla al telefono.

Ascolto.
Mi piace ascoltare. E' il mio lavoro.
Mi piace ascoltare e raccontare quello che ascolto.

Chiude la telefonata. E da un iniziale "basta astio"
ora siamo ai "vaffanculo".
Si sono persi "sulla strada dell'intelligenza".

Gli avvocati divorzisti guadagnano tanto.
Se lo meritano.
Ascoltano ogni giorno il peggio.

venerdì 30 luglio 2010

Fughe da fermo

Sempre ritornano.
Lungo il loro sentiero, tra la tana del riposo e la scrivania del lavoro,
gli unici animali capaci di fare ogni giorno la stessa strada ...
Questo è l’inizio di un articolo di Repubblica di qualche tempo fa.
Mi ha sconvolto.
Spesso ho avuto l’impressione di percorre la stessa strada.
Come un criceto nella sua ruota…
Una London eye, una ruota panoramica dentro Città Studi.
Ed ora l'estremo opposto: Bonola.
Questo studio dimostra che gli umani mostrano
grande regolarità e nei tre quarti dei casi entro
un raggio di 10 chilometri
Perfetto.
I miei dieci chilometri si srotolano tutti tra Argonne-Conte rosso-
Viale Romagna-Viale Corsica.
In fondo sono anche queste connessioni, reti, network.
Sarebbe bello vedere dove arrivano invece le mail.
Contano? Fanno media?
Allora i miei dieci kilometri aumentano.
Lo studioso che ha presentato questo lavoro
aveva ipotizzato che gli umani seguissero
un modello simile alla "passeggiata casuale" o al "volo di Lévy",
che descrive il percorso dei pesci negli oceani.
Se rinasco e rinasco nel corpo di un umano di questo secolo
e di questa parte del mondo,
voglio studiare il percorso dei pesci negli oceani
e il volo di Lévy.
Uno dei miei libri preferiti si chiama: Fughe da fermo di Edoardo Nesi.
Non è un caso allora.

Torni a fare l'essere umano

Leggo su Il Venerdì di Repubblica una bella intervista a Moni Ovadia.
Lo Shabbat è il più grande regalo che il ebrei abbiano fatto al mondo...
Festeggiare il sabato significa significa uscire dall'alienazione.
Non produci, non consumi.
Non induci a produrre.
Non induci a consumare.
Torni a fare semplicemente l'essere umano.
Siedi a tavola, preghi, canti,ascolti le domande dei tuoi figli.
Un altro vegetariano che mi piace un sacco.

lunedì 26 luglio 2010

Sputi

Questa mattina metro semivuota.
Aria condizionata e la fugace sensazione
che questo Paese può essere civile. A tratti.
Dopo pochi secondi che sono seduta sento
PACK, PACK, PACK.
Due zingare sedute vicino a me
masticano chewingum.
Fanno bolle pazzesche che scoppiano.
Arrivate a Buonarroti.
Le porte della metro si aprono.
Escono.
Ma prima di varcare la porta sputano nel vagone.
Gli zingari sono affascinanti solo nelle canzoni
di De André.

venerdì 16 luglio 2010

Metropolitana

Metropolitana affollata.
30 gradi.
No aria condizionata.
Una zingara urla: Sigggggggnori datemi una moneta piccola.
Piccolaaaaaaaaaaaa
Stipati come i polli nelle gabbie,
leggo un libro che parla di polli e di animali
uccisi in modo disumano
per riempire i nostri frigoriferi.
Questo libro
mi farà diventare vegetariana.
Vegetariana per sempre.
Sopra la mia testa questo cartello:
LA TUA VITA HA STILE?

martedì 22 giugno 2010

Flagellazione

Quasi un infarto.
Domenica mattina ore 10 in punto.
Piscina Cozzi, viale Tunisia.
Corsie già piene con gli accaniti.
Li vedi che sono accaniti e si fanno guidare dai numeri.
Lo capisci. Lo capisci da come ti passano di fianco.
E li "senti" che pensano:
"A stile libero ne faccio 30 da 33.3 (lunghezza dell vasca)
e poi mi fermo. Passo a dorso e ne faccio 33 ... è una Cabala personale e liquida.
Magia dei numeri.
Questa mattina il conto faticosissimo delle vasche è stato interrotto.
Forse compromesso per sempre.
Un uomo passeaggiava sul fondo della vasca... senza bombole.
Senza muta.
Apparentemente senza zavorre... passeggiava.
Come se fosse stato in corso Buenos Aires.
Io sopra 4,5 metri che faccio il mio onesto stile libero...e lui sotto... come in una realtà parallela.
Non mi è mai capito di pensare di avere una visione in acqua.
Anche se ho passato migliaia di ore della mia vita in piscina,non mi è mai capitata una scena simile.
Torno veloce veloce per vedere se è vero.
Ora gli uomini sono due.
Passeggiano vicini in questa scatola prospettica turchese
e mi sembrano i due personaggi della Flagellazione di Piero della Francesca.
Sono totalamente incongrui rispetto quello che li circonda.
Io arrivo, tocco con la mano destra il bordo.
Faccio una mezza capriola per tornare indietro
e un altro signore si butta in acqua e senza "pesi" nuota giù in fondo.
Raggiunge anche lui il pavimento.
Si unisce al gruppo e passeggia anche lui.
Non resisto. Faccio ciao con la mano. Come i bambini.
Forse li distraggo.
Forse rompo qualche equilibrio segreto.
Il gruppetto si scioglie e forse indispettiti tutti e tre tornano in superficie.
Veloce torno dalla parte opposta e esco.
Poesia turchese.

domenica 20 giugno 2010

E comunque

Finito Harry Potter le figlie leggono l'Iliade.
Anzi viene letta loro.
Conversazioni andando a scuola: mah.. di cosa parla l'Iliade?
Risposta (anni 8): E' una storia d'amore e di guerra.
Ma io di amore ne ho visto poco.
E comunque da grande voglio essere come Elena.
Non ho parole.

« E molte vite sono morte per me sullo Scamandro,
e io, che pure tanto ho sofferto, sono maledetta,
ritenuta da tutti traditrice di mio marito
e rea d'aver acceso una guerra tremenda per la Grecia. »
(Commento di Elena. Euripide, Elena, versi 502-505.)

Vabbe' con Euripide aspettiamo ancora un po'.

Gratta e vinci

Ore 5.50. Buio.
E' ancora notte alle 5.50.
Il 5, nel senso del tram, è vuoto.
Sferraglia con cattiveria.
Dingdingding.
Sembra un tram di San Francisco.
L'America a Milano.
Taglia Corso Buenos Aires e baamm per qualche secondo vedi le luci e i negozi.
E in fondo Piazza Loreto.
E poi di nuovo riprende il suo corso buio con la sua lucina davanti...
verso la Piscina Cozzi.
Sul tram siamo solo io e un ragazzo.
Entrambi, anzi ambedue come scriverebbe Eugenio Scalfari,
cerchiamo qualche cosa.
Il ragazzo ha un gratta e vinci in mano.
Cerca il colpo grosso. Ah la fortuna!
Fortuna che forse non gli farebbe più prendere il tram a quell'ora.
Che gesto intimo... grattare lì il gratta e vinci.
In un luogo pubblico.
Su un mezzo pubblico!
Come tutti i gesti legati ai sogni, dovrebbe essere nascosto, discreto.
Dovrebbero fare nelle tabaccherie degli angoli riparati...
come nelle scuole per le elezioni.
Matita copiativa con scritto 1,2,3 e la tendina marrone.
Che intimo far vedere la faccia della propria delusione.
Niente cornucopia.
Niente vincita.
Domani ancora sveglia presto e via di nuovo a tirare la lima, come diceva mio nonno.
In colpa per aver assistito a tutto ciò penso al "mio".
Io cerco molto meno.
Scendo e via verso i miei Caraibi a 4 euro a cercare la bracciata perfetta.

Biot

Nella guerra dei bottoni le bande rivali (di bambini) si prendono a sassate e i vincitori come simbolo, le guerre sono fatte anc...