domenica 3 luglio 2011

Moby

Bisbisnonno e nipote sulla mia scrivania.
Uno è Melville e il suo Moby Dick che ho nella valigia dei libri delle vacanze.
E qui c'è poco da dire. CAPOLAVORO senza discussione.
Il nipote è Richard Melville in arte MOBY.
Ascolto da sempre la sua musica.
Mi fa sempre compagna negli start-up di progetto.
Mi porta fortuna.
Nella sua musica non ci sono parole.
Ci ho provato, dice. Ma le parole non mi vengono.
Però ha un bel blog.
BLOG? Che parola orribile dice piccato all'intervistatrice: io lo chiamo Journal.
Giornale. MOBY

sabato 4 giugno 2011

Haiku

Analisi grammaticale.

1.Il vento ha cacciato le nubi e il cielo è diventato sereno.

2.La coccinella ha i puntini neri sulle ali.

Sono sicura che ci sono degli haiku giapponesi uguali a queste frasi.

Wikipedia
L'haiku è una poesia dai toni semplici, senza alcun titolo, che elimina fronzoli lessicali e congiunzioni, traendo la sua forza dalle suggestioni della natura e delle stagioni: per via dell'estrema brevità la composizione richiede una grande sintesi di pensiero e d'immagine.


La prima neve!
appena da piegare
le foglie dell'asfodelo
Matsuo Bashō

Peccato massacrarli con l'analisi grammaticale.

Post scriptum
Parlo degli haiku alle figlie. Iniziano a invetarne a decine.

Buono il ketchup è
con le patatine.

Straordinario. Dopo una conversazione così mi viene in mente Voltaire

Après tout, c'est un monde passable.

giovedì 2 giugno 2011

Che tu sia per me il coltello

Mi stupisco sempre quando scopro che anche altri coltivano "convinzioni magiche" simili alle mie. Poi quando sono "uguali" .... mi viene quasi paura.

"Il mare era così limpido, la vista correva libera fino all'orizzonte.
E sopra di me svolazzava un martin pescatore, magari lontano parente di quello che svolazza nel mo giaridno. Forse c'è una rete segreta di martin pescatori che mi proteggono".
David Grossman, Che tu sia per me il coltello, Mondadori

Sempre pensato di avere una rete di martin pescatore che mi proteggono.

lunedì 30 maggio 2011

Tovaglioli

Tovaglioli
Un uomo e una donna si stanno lasciando in una gelateria. Lei gli dice: stai facendo una cazzata. Lui risponde dove sta scritto. Lei prende un tovagliolo e scrive

STAI FACENDO UNA CAZZATA

"e' scritto qui" dice "adesso che è scritto è più vero?" Ho passato tanti anni anche io a pensare che fosse vero solo quello che era scritto. Lo penso ancora. E' per questo forse che mi piace la gente che scrive sul proprio chiodo, sulla propria pelle, su un muro su un libro.Questo frase l'ho trovata in un libro che mi è piaciuto molto.

domenica 1 maggio 2011

eveline

E' da venerdì che annoto, frasi da commentare.
Riscrivere.
Condividere.
Week end fortunato.
E' un grande pesca...
nella biografia di Salgari, ne La luna e il falò, in bellissimi racconti russi.
Tutto sottolineato.
Riscritto. Ho post-it ovunque. Saranno almeno trenta.
Sabato pomeriggio vado al cinema.
Da sola.
Un bel cinema.
Cinema che ha annesso un bar e una libreria.
Tutto il desiderabile in pochi metri quadrati: film, libri e caffé.
Ma ecco che di fianco alla porta della libreria trovo questa scritta


io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io
io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io

io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io
io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io
io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io
io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io
io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io io

MI SENTO
SOLO

Io è scritto in corsivo.
Con la i fatta come i bambini alle elementari.
Poco sotto c'è la scritta eveline.
Ciao eveline.
Noi sei sola.
Concordiamo un segnale?
Così ci riconosciamo.
Tutti i libri che ci sono lì dietro...
proprio dietro quella porta
dove tu hai scritto le tue parole
parlano tutti, dico tutti, di persone sole.
In una trincea.
In una metropolitana.
In un bar a sospirare per amore.
Ma oggi mi sembra che nessuno l'abbia detto bene come te.

lunedì 18 aprile 2011

Cosa c'è sopra?

Orde di persone invadono le scale del palazzo del mio ufficio. Qualche designer ha deciso che la zona periferica in cui lavoro è "cool". Durante la Fiera del Design è impossibile parcheggiare, prendere una metropiltana. Scendo le scale perché l'ascensore è perennemente occupato. Voraci, bulimiche, instancabili cavallette salgono le scale. Non mi dicono neanche buongiorno. Che so "ciao". Mi scusi. Mi guardano e mi chiedono ma in alto cosa c'è?
E io, glaciale: "DIO".

domenica 10 aprile 2011

Mia mamma non era fatta per il rock and roll

"Mi mamma non era fatta per il rock and roll."
L'ha detto Bruce Springsteen. Non essendo neanche io fatta per il rock and roll ho scoperto Bruce adesso. A 44 anni quasi e non dai dischi mai dai testi. Scandalo, vergogna, raccapriccio. Ho amato altro. Leggo: I remember in the morning, ma, hearing your alarm clock ring I'd lie in bed and listen to you gettin' ready for work The sound of your makeup case on the sink And the ladies at the office, all lipstick, perfume and rustlin' skirts And how proud and happy you always looked walking home from work The wish Che bello il suono della trousse sul lavandino... Ecco mi piacerebbe che la mia famiglia walking home form work mi vedesse proprio così proud and happy. E ricordasse il rumore dei miei trucchi sul lavandino. Ah Bruce. Non è vero che gli amori adolescenziali sono i più devastanti... lo sono quelli della maturità

giovedì 31 marzo 2011

Una famiglia ricca, colta e raffinata.

Metro. Leggo e quasi finisco a Rho Fiera. Leggo la storia di una famiglia ricca, colta e raffinata. Belle vacanze. Belle case e soprattutto begli amici. Il Santo, mio marito, alza il sopracciglio: stai leggendo la biografia dei Vanzinaaaaaa? Sì. Loro. Quelli dei film. Una frase che vale il libro:

"La mia era una famiglia in cui "ti voglio bene" voleva dire "ti voglio bene" e "buongiorno" voleva dire "buongiorno".


Spero che le mie figlie siano onnivore. Nelle letture. Nel cibo. Nella vita. A volte hai delle sorprese.

lunedì 28 marzo 2011

Chiodo.

Metro. Una donna di spalle sta per scendere. Ha un "chiodo". Dicesi chiodo un giubbotto di pelle nera. Che può avere delle borchie, dei chiodi appunto. Forse l'unico caso di sineddoche nella moda: la parte per il tutto. Sulla schiena c'è una scritta fatta con un pennarello bianco. L'ha scritta lei: Baby Shambles. E sotto una frase d'amore... non la ricordo purtroppo. Io la voglio conoscere 'sta donna. La corporatura era da donna. Non da ragazza. Una che si compera un pennarello bianco. Si mette lì sul suo tavolo della cucina e con molta attenzione, tantissima attenzione, il chiodo costa sempre un sacco di soldi, si personalizza il SUO chiodo. Con una frase dell'uomo più dissoluto del XXI secolo: Pete Doherty. Che, se non ricordo male, la frase era tipo "più tu mi amerai più io mi perderò". Talvolta adoro la metropolitana.

mercoledì 5 gennaio 2011

Primo Pensiero del 2011

“Nella profondità dell’inverno, ho finalmente imparato che dentro di me c’è un'estate invincibile.”

Albert Camus

Biot

Nella guerra dei bottoni le bande rivali (di bambini) si prendono a sassate e i vincitori come simbolo, le guerre sono fatte anc...