giovedì 26 settembre 2019

Intelligenti

C’erano, certo, dei Guermantes più particolarmente intelligenti e dei Guermantes più particolarmente morali, e di solito non erano gli stessi.

1% beninteso

Oriane era decisamente in gamba, e conosceva l’arte d’attirare le persone in vista nel suo salotto, in una percentuale non superiore all’uno per cento, beninteso, altrimenti l’avrebbe declassato.

martedì 24 settembre 2019

Moltiplicare inchini

Non aveva ancora appurato se mi si dovesse la scoperta d’un siero contro il cancro o la paternità del lavoro di cui stavano per iniziare le prove al Théâtre-Français, ma – grande intellettuale, e appassionato di “racconti di viaggio”, qual era – moltiplicava a mio beneficio inchini, cenni d’intesa, sorrisi filtrati dal monocolo.

sabato 21 settembre 2019

Uva di giada

Avevo appreso che non era possibile toccarla né baciarla, che con lei si poteva soltanto conversare, che per me non era una donna più di quanto fosse uva l’uva di giada posata, decorazione incommestibile, sulle tavole d’un tempo.

sabato 14 settembre 2019

Riso integrale


Ho avuto per un periodo una "fase macrobiotica" mio padre si era ammalato e io ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo.
Capita spesso così.
Una delle mie più care amiche e la sua mamma, Chica ti voglio bene, sono macro e allora ho cominciato a studiare. Sì la macrobiotica va studiata.
E ho iniziato a trascinare famiglia e amici a dei pranzi macro organizzati dalla Cascina Rosa di Milano dove ho frequentato dei corsi di cucina.. La fase, era una fase appunto è finita. Però mi sono rimaste delle cose dentro di me importanti, come tutte le mie fasi. E sono queste:
1. la sensibilità alle stagioni, come diceva mia nonna
2. prepararsi alle stagioni tipo adesso che fa caldissimo in realtà ma io ho iniziato a fare zucche, cavoli ecc. è un discorso lungo, come faceva mia nonna. Se volete c'è un blog fantastico, viva i blog, con un sacco di ricette che si chiama la cuoca petulante.

http://lacuocapetulante.blogspot.com/?m=1

3. mi è rimasta una passione per il riso integrale che secondo me è una medicina. E mi piace la sua cottura lunghissima e infingarda
4. mi ha fatto conoscere le prugne umeboshi che sono per i comuni mortali italiani qualche cosa di abominevole e mi risulta che piacciano solo a me è a Nagatomo che non è un guru della macrobiotica ma un ex giocatore dell'Inter, amalasempre.  🔵⚫🔵⚫🔵⚫
5. ho mille quadernetti con tanti appunti e molti libri che se volete posso prestarvi

Lo scirso Natale alle mie amiche avevo regalato le calze per scaldarsi i piedi freddi perché stavo leggendo I Miserabili ed ero ossessionata dai piedi freddi. Per scaldare lo stomaco adesso riso integrale per tutti, per scaldare lo stomaco.

p.s. forse mia nonna era macrobiotica? 🍁

venerdì 13 settembre 2019

Come una macchia di unto

L’espressione vaga, sorridente e sdegnosa, le labbra serrate in un accenno di broncio, con la punta dell’ombrellino, estrema antenna della sua vita misteriosa, la duchessa disegnava dei cerchi sul tappeto, poi – con l’attenzione noncurante che, per cominciare, elimina ogni punto di contatto fra l’oggetto che si osserva e l’osservatore – fissava a turno ciascuno di noi, e ispezionava divani e poltrone con uno sguardo addolcito, allora, dalla simpatia umana che suscita la presenza, per quanto insignificante, insignificante, d’una cosa conosciuta, d’una cosa che è quasi una persona; quei mobili non erano come noi, appartenevano vagamente al suo mondo, si ricollegavano alla vita di sua zia; infine, ricondotto dalla poltrona di Beauvais alla persona che l’occupava, lo sguardo tornava ad esprimere la perspicacia di prima, e la stessa disapprovazione che il rispetto di Madame de Guermantes per sua zia le avrebbe impedito di manifestare ma che, insomma, avrebbe provata, se sulle poltrone, invece della nostra presenza, avesse constatato quella d’una macchia d’unto o d’uno strato di polvere.

mercoledì 4 settembre 2019

un vento contrario

Se non mi fossi accorto da solo che Madame de Guermantes era esasperata di dovermi incontrare ogni giorno, l’avrei appreso indirettamente dalla maschera di freddezza, di riprovazione e di pietà cui si riduceva il viso di Françoise quando mi aiutava a prepararmi per quelle sortite mattutine. Non appena le chiedevo i miei indumenti, nei tratti chiusi e avviliti del suo volto sentivo spirare un vento contrario. Non cercavo nemmeno di conquistare la sua confidenza, capivo che non ci sarei riuscito. Per sapere immediatamente tutto ciò che di sgradevole potesse capitarci, ai miei genitori e a me, Françoise possedeva un potere la cui natura m’è sempre rimasta oscura.

lunedì 2 settembre 2019

economia di perle

«È la principessa di Guermantes», disse la mia vicina al suo accompagnatore, non trascurando di premettere alla parola “principessa” un numero di p sufficiente a indicare la risibilità di quella qualifica. «Non ha fatto certo economia di perle. Se ne avessi altrettante, non penso che le metterei così in mostra; non mi sembra molto fine.»
Ciò non toglie che, riconoscendo la principessa, tutti gli spettatori intenti a scoprire chi ci fosse a teatro si sentissero risorgere in cuore il trono legittimo della bellezza. In effetti, per la duchessa di Luxembourg, per Madame de Morienval, per Madame de Saint-Euverte, per tante altre, quel che consentiva di identificarne il viso era la connessione d’un gran naso rosso con un labbro leporino, o di due guance rugose con un paio di baffetti.

domenica 1 settembre 2019

Scampanellate

«Finché il mondo è mondo, diceva, state pur certi che ci saranno sempre padroni per farci trottare e domestici per cavargli i capricci». A dispetto di questa teoria del trotto perpetuo, era già un quarto d’ora che mia madre – la quale, probabilmente, non applicava lo stesso metro dell’interessata nel valutare la durata delle colazioni di Françoise – si interrogava: «Ma che diamine staranno facendo, sono a tavola da più di due ore». E suonava tre o quattro volte, timidamente. Françoise, il lacchè e il maggiordomo maggiordomo non sentivano quelle scampanellate come un richiamo – né, di fatto, gli veniva in mente di muoversi – ma come, piuttosto, i primi, sparsi accordi degli strumenti quando un concerto sta per riprendere e si capisce che l’intervallo non durerà più che pochi minuti. Così, solo quando le scampanellate si infittivano e si facevano più insistenti, i nostri domestici cominciavano a prenderne coscienza e, stimando di non avere più molto tempo davanti e che la ripresa del lavoro fosse imminente, a un rintocco un po’ più sonoro degli altri emettevano un sospiro e, decidendosi, il lacchè scendeva a fumare una sigaretta davanti alla porta, Françoise –
dopo qualche riflessione su di noi del tipo «è chiaro, oggi hanno il nervoso» – saliva a mettere in ordine la sua stanzetta al sesto piano, e il maggiordomo, procuratasi della carta da lettere in camera mia, sbrigava rapidamente la sua corrispondenza privata.

Il culto del posto giusto

Proust amò certamente il bel mondo, amò frequentare contesse e duchesse, o salotti borghesi chic. Ebbe il culto del “meglio”, del “posto giusto”, del “fornitore giusto”, della moda. Nella vita fu snob, specie da giovane, ma a tratti, anche nell’ultima parte della sua esistenza.

I Guermantes, M.P. prefazione ed. Raboni

Biot

Nella guerra dei bottoni le bande rivali (di bambini) si prendono a sassate e i vincitori come simbolo, le guerre sono fatte anc...