sabato 30 marzo 2019

Cardi

Dai salotti di Anna Karenina ai campi di cardi di Chadži-Murat. Zigzag, le mie traiettorie preferite.
Memo per me, ricorda le prime due pagine di questo romanzo impronunciabile* di Tolstoj, memo salvare nella cartelletta "pagine da rileggere prima di morire".

#storiedentrostorie
I fiori di cardo sono anche i fiori che si impigliano nel vestito da sposa di Madame Bovary 😍😍 nella camminata dopo il suo matrimonio.
Sono il simbolo della orgogliosa Scozia (Nemo me impune lacessit).
I cardi, chiamati in campagna tatari, sono piante tenacissime che amo molto resistono a TUTTO. Dico tutto.
Hanno bisogno di poco, come me.
I loro fiori hanno un sistema di uncini e rostri che si agganciano al vello degli animali che così li trasportano e possono riprodursi.
Forme di resistenza.

*credo che si pronunci asgimurat

sabato 23 marzo 2019

Il tempo

Dove il tempo è un altro è il titolo di un racconto di Anna Maria Ortese.

Il pollo

Una volta, una stupida insegnante si mise a leggere ad alta voce un passo di Tolstoj, dove si narrava che durante la guerra il vecchio Kutuzov mangiava del pollo. Lo mangiava malvolentieri, masticando quasi con disgusto un pezzo d'ala coriaceo... I ragazzi trovarono quella scena surreale! Ne inventavano proprio di tutti i colori! L'ala non era di suo gradimento!  E pensare che loro sarebbero andati in capo al mondo per raccogliere l'ossicino rosicchiato! Dopo quella lettura ad alta voce perdettero ogni fiducia nella letteratura.

Anatolij Pristavkin, Inseparabili Due gemelli del Caucaso, Guarini e Associati

mercoledì 20 marzo 2019

In un sogno

con un libro in mano apro gli occhi su un mondo diverso da quello dove appunto stavo, perché io quando incomincio a leggere sto proprio altrove, sto nel testo, io mi meraviglio e devo colpevolmente ammettere di essere davvero stato in un sogno, in un mondo piú bello, di essere stato nel cuore stesso della verità.
B. Hrabal

Lavori in carcere

Il mio scrivere è come quei cestini e quei lavori di intaglio fatti nei carceri che mi vendeva Liza Merkàlova. Miracoli di pazienza.
Anna Karenina, L. Tolstoj, Garzanti, p. 706

martedì 19 marzo 2019

Il proprio lavoro

Il dottore aprì la finestra e il rumore della città si fece di colpo più forte. Da una officina poco lontano giungeva lo studio breve e ripetuto di una sera meccanica. Rieux trasalì. Ecco dov'era la certezza, nel lavoro di tutti i giorni. Il resto era appeso a fili e movimenti insignificanti, su cui era inutile soffermarsi. L'essenziale era fare bene il proprio lavoro.

Sprecare tempo

Come si fa per non sprecare tempo?
Risposta: sentirlo in tutta la sua durata. Modi: passare giornate nella sala d'aspetto di un dentista, su una sedia scomoda; trascorrere la domenica pomeriggio al balcone; ascoltare conferenze in una lingua che non si conosce, scegliere i tragitti ferroviari più lunghi e complicati e viaggiare ovviamente in piedi; fare la cosa al botteghino e non prendere i biglietti per lo spettacolo ecc.
Albert Camus, La peste

Intuizioni

Ci sono città e paesi dove ogni tanto le persone hanno l'intuizione di qualcos'altro. Di solito questo non cambia le loro vite. Ma l'intuizione c'è stata, ed è già qualcosa. A quanto pare invece Orano è una città priva di intuizioni, cioè una città assolutamente moderna.
Albert Camus, La peste, Bompiani, 2017 trad. di Yasmina Melaouah

mercoledì 13 marzo 2019

Io credevo

Per stasera il compito era scrivere un pezzo sulle cose in cui credo.
Eccolo qui.

Io credevo a mia nonna che mi diceva che se ti volava intorno una mosca era il diavolo che ti voleva dire delle cose.
Io credevo a mio padre che mi diceva che quando era piccolo e nuotava nel Lambro catturava i pesci gatto accarezzando loro la pancia.
Sulla riva del Lambro dove lui nuotava hanno trovato una fibbia longobarda a forma di aquila. Io credo anzi ne sono assolutamente certa che lui l’abbia vista tra i riflessi delle squame dei pesci gatto e i sassi.

Gli credevo anche quando mi diceva che la sua bici da corsa, una Bianchi Campagnolo verde, gliela aveva venduta Gimondi per poco.
Io credo di ritrovarlo nella fatica e quindi quando corro o vado in bicicletta da corsa. La Bianchi campagnolo l’hanno rubata un giorno e io volevo morire. Io credo che alle persone che portano via i ricordi succedano delle cose non belle.

Foto: spilla longobarda trovata a Landriano (PV).

domenica 10 marzo 2019

Parole al telegrafo

Muoio, prego, supplico venire.
Scrive Anna Karenina, e mi è venuta in  mente Aspettare stanca, una bella canzone di Fossati scritta come un telegramma che dice: "ecco come ci riduciamo parole al telegrafo".

Nel Paese dell'incoerenza lui, Fossati, ha detto che smetteva di cantare e ha smesso.
Ma perché? Iva' mi manchi tanto. ❤

giovedì 7 marzo 2019

Inciampare

Nessuno avrebbe mai potuto immaginarla nell'atto di inciampare.

Tolstoj I decabristi citato da Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, Bompiani

martedì 5 marzo 2019

Colombi turchini

E quello che vide allora in seguito non lo vide mai più. I bambini che andavano a scuola, i colombi turchini che volavano dal tetto sul marciapiede, i panini bianchi cosparsi di farina che una mano invisibile andava esponendo.
Anna K.

Aiuto. 😭😭😭❤❤🇷🇺
Per oggi è tutto.

domenica 3 marzo 2019

sabato 2 marzo 2019

Lo zucchero piu bianco

Venne servito lo champagne ghiacciato. A Emma corse un fremito sulla pelle quando ne sentì il gelo sulle labbra. Non aveva mai visto le melagrane né assaggiato l’ananasso. Anche lo zucchero le sembrò più fine e più bianco di com’era abituata a vederlo.
Madame Bovary, G.F.

Io sono una provinciale come Emma. Quante volte mi è sembrato più bianco pure a me lo zucchero in certe case. E pure più fine. 🇫🇷

Illustrazione Bjoux Karman

Biot

Nella guerra dei bottoni le bande rivali (di bambini) si prendono a sassate e i vincitori come simbolo, le guerre sono fatte anc...