venerdì 27 gennaio 2023

Lutto

Nel territorio lucano, a Latronico (Potenza) e Miglionico (Matera) si usa mettere il nastro nero ai muli e ai cavalli appartenenti alla famiglia del defunto. In Calabria nella zona di Siderno (Reggio Calabria) la striscia rossa che sostiene la campanella delle pecore e dei buoi viene sostituita per trenta giorni o per un anno intero con una striscia nera. A Bagnara Calabra (Reggio Calabria), quando muore il padrone cacciatore, si mette un fazzoletto nero intorno al collo del cane. Se il morto era contadino, lo si pone alle corna delle mucche. È stato anche osservato che il nastro nero si applicava, oltre che agli animali, anche alla bicicletta e al motorino. In alcuni paesi si pone una fascia nera sulla spalliera del letto in cui la persona è morta. La porta della casa colpita da disgrazia viene listata a nero e vi si lascia la fascia nera fino a quando non sia logorata dal tempo e dalle intemperie. In Sicilia nel lutto stretto di alcuni paesi si attaccano nastri e cordelle neri agli animali da soma, si tingono in nero i capestri, i fiocchi e gli altri finimenti. A Ucriva (Messina) si attaccavano strisce di stoffa nera ai gatti e ai cani e alle zampe delle galline, agli asini un fiocco alla cavezza. Ai giorni nostri alcuni lo mettono alle automobili.

Nella Gallura, in Olbia si toglie il collare al cane, e dal campanello che pende dal collo delle bestie (capre, vacche, pecore), guidatrici degli armenti e delle mandrie, è tolto il battaglio. A Calangianus, al cavallo e ai buoi preferiti dell’estinto è legato un nastro nero. Informazioni analoghe risultano dalla maggior parte delle fonti demologiche italiane.


(Alfonso Maria di Nola, La nera signora. Antropologia della morte e del lutto, 2003)

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