Fonte Treccani
domenica 7 aprile 2024
Dolores Prato a Milano
Due amici e colleghi di San Ginesio avevano favorito nel 1925 l’incontro di Dolores con l’avvocato milanese Domenico Capocaccia, che si stava avvicinando al comunismo dopo aver avuto in precedenza qualche contatto con Piero Gobetti. Iscrittosi al Partito comunista italiano (PCI) nel 1943, dopo la guerra Capocaccia fu commissario al Corriere della sera nella fase di ricostruzione coincidente con la direzione di Mario Borsa. Respinse l’ipotesi di dolo nel comportamento dei Crespi al momento della cacciata di Luigi Albertini, di fatto confermandoli nei loro diritti di proprietà (la vicenda è raccontata da Prato in una lettera a Lina Brusa Arese del 2 gennaio 1978: Archivio Ferri-Ferrari). Fu poi vicepresidente nazionale dell’Ansa e vicedirettore della sede milanese. La relazione con Capocaccia, da lei chiamato Doni, fu determinante nella decisione di Dolores Prato di trasferirsi a Milano tra il 1927 e il 1928, per insegnare nell’Accademia libera di cultura e arte diretta dal pedagogista Vincenzo Cento e dalla moglie Anita. L’esperienza fu negativa per divergenze didattiche: finirono addirittura per licenziarla. All’insegnamento tornò poi brevemente dopo la guerra, quando Capocaccia si adoperò per il reintegro e la pensione.
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