sabato 3 giugno 2017

Zio Svaldo


Questa mattina riconsegno in biblioteca Il Calzolaio di Vigevano di Lucio Mastronardi.
E lo comprerò. Subito.
Archiviato nella mente nella mia categoria mentale capolavori/il lavoro dell'uomo a far compagnia a Nesi,  le stoffe; Roth i guanti e ora Mastronardi le scarpe.

Il calzolaio di Vigevano per i non pavesi è, credo, incomprensibile.
Io, pavese, cresciuta con una nonna che parlava solo il dialetto ho apprezzato.
Potrei tradurvelo volentieri.
Ma le parole sono mondi soprattutto quelle in dialetto e non sarebbe semplice. Tipo tradurre "scarus" ci vorrebbero 5 minuti. Però si può fare, nel weekend ho tempo.

In un tema alle elementari avevo scritto mio zio Svaldo invece di Osvaldo e sfalto invece di asfalto. 18 segni rossi!
Giusto.
Solo molti anni dopo studiando Gadda, Meneghello con Cesare Segre che ci prendeva a bastonate senza simpatia, ho capito che dovevo conservare quella lingua.

Ancora oggi dico "andare sul mercato" e "ti faccio un bacio" dal pavese ta fo un bas.

Grazie a Mastronardi che mi ha fatto fare un tuffo nel passato.
Zio Svaldo comunque era bellissimo, cara maestra.
Per capire cos'era Vigevano in quegli anni uno dei dossier più belli di Giorgio Bocca http://www.ascuoladigiornalismo.loescher.it/Assets/Pages/Materiali/CartaStampata/GiorgioBocca.html
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