giovedì 7 giugno 2012

Mapuche

Il caldo stravolge le facce, i corpi. Le menti.

A un certo punto a Milano inizia a diventare pericoloso prendere la metro.
Soprattutto dove devo andare io: profonda banlieau.
Detto in francese sembra meglio.

Ho di fronte a me una signora: cilena? argentina? Mapuche direi.

Sembra Zamorano, mitico giocatore dell'Inter.
Solo che è alta un metro e cinquanta e pesa parecchio.
I piedi non toccano il pavimento della metro e sono sospesi in aria.
Intrecciati.
I sandali strizzano i piedi e alcune frange rendono le calzature
un vero indumento mapuche.

Guardandola meglio si capisce che le piacciono proprio le piume e le frange!
Ne ha un po' sulla borsa, sulla maglia, sulla collana.

E' stanca morta. Fa tenerezza.

E, incredibile, si addormenta tra una fermata e l'altra!
Poi sente la frenata della metro e si sveglia di colpo.
Guarda il cartello, capisce che c'è ancora tempo e si riaddormenta.

Sono certa anche che sogni tra una fermata e l'altra.

Sogna come un vero guerriero mapuche tra una battaglia e l'altra.

Mi viene voglia di accarezzarle i capelli nerissimi e bellissimi.

E di sussurrarle: buonanotte.

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